Obbligazioni strutturate, caratteristiche e convenienza

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Le obbligazioni strutturate sono una particolare categoria di strumenti di finanziamento (per le società) e di investimento (per gli investitori). Il riferimento alla “strutturazione” è in questo caso riferito al modo con cui viene calcolata la remunerazione che le obbligazioni in questione possono offrire, ovvero l’importo della cedola e l’eventuale indicizzazione del capitale che viene rimborsato alla scadenza del periodo di prestito.

Sebbene questa categoria di titoli obbligazionari non sia certamente recente, la sua “esplosione” in termini di diffusione è sicuramente ascrivibile agi ultimi 2-3 decenni, quando le obbligazioni strutturate hanno conosciuto un’improvvisa notorietà, peraltro non sempre accompagnata dalla giusta consapevolezza che si avrebbe dovuto avere nei confronti di questi strumenti finanziari, spesso collocati senza un’ideale trasparenza di intenti.

Vediamo insieme quali sono le principali sotto-categorie di obbligazioni strutturate, e quali sono le loro specifiche caratteristiche di riferimento.

Obbligazioni con floor e/o cap

Si tratta di titoli obbligazionari strutturati, contraddistinti con un tasso di interesse variabile, con i quali l’emittente (la società debitrice) non riconosce al sottoscrittore eventuali aumenti dei tassi di interesse al di sopra di un determinato livello (il cap) e/o garantisce che il tasso d’interesse pagato dall’obbligazione non scenda al di sotto di un certo livello (il floor).

In altri termini il cap impedisce alla società di pagare una remunerazione superiore a quanto desiderato, il floor di riconoscere all’investitore un rendimento inferiore a un minimo di appetibilità. Si noti anche che nell’ipotesi in cui entrambe le clausole siano presenti nel contratto di obbligazione, il titolo si chiamerà “collared”, con la conseguenza che il tasso di interesse (di pagamento per l’azienda, di remunerazione per l’investitore) oscillerà all’interno di una fascia chiamata, appunto, collar.

Obbligazioni step up e step down

Si tratta di titoli obbligazionari che prevedono per contratto un aumento programmato (step up) o una diminuzione programmata (step down) del tasso di interesse corrisposto.

Di qui, la chiara differenza che sussiste tra tali titoli e una “tradizionale” obbligazione a tasso variabile: nel caso di obbligazioni step up e step down, la variazione della cedola è programmata ex ante e, dunque, non tiene conto in alcun modo dell’andamento di mercato, come invece avverrebbe con le tradizionali obbligazioni a tasso variabile, non strutturate.

Da quanto sopra ne deriva altresì che gli investitori che si attendono una rapida diminuzione dei rendimenti di mercato, potrebbero trovare di particolare interesse sottoscrivere un’obbligazione “step down” se ritengono che la discesa dei rendimenti di mercato sarà più celere rispetto al programma di riduzione della cedola.

Obbligazioni reverse floater

Si tratta di un’altra categoria di obbligazioni strutturate un po’ particolare, che qualcuno di voi potrebbe trovare di grande utilità. Si tratta infatti di titoli obbligazionari a tasso di interesse variabile, in cui è tuttavia presente un’indicizzazione contraria rispetto a quello che è il trend dei rendimenti di mercato.

In altre parole, nell’ipotesi in cui i rendimenti di mercato siano in grado di aumentare, il tasso di interesse che sarà pagato da questa particolare tipologia di obbligazioni andrà a ridursi. Nell’ipotesi in cui, invece, il rendimento di mercato tenderà a ridursi, sarà il rendimento di questa categoria di obbligazioni a salire. Si tratta dunque di titoli obbligazionari che trovano la loro convenienza di sottoscrizione nei soli momenti in cui ci si aspetta una netta e una duratura discesa dei rendimenti di mercato.

Noterete tuttavia che sul mercato secondario questi titoli pagano una volatilità piuttosto elevata. La cedola è infatti calcolata in una maniera piuttosto particolare (di norma è composta da un tasso fisso a cui viene sottratto il doppio di un tasso variabile), e pertanto pur essendo dei titoli obbligazionari indicizzati, non sono certamente la categoria di bond più “serena” che possiate acquistare, lasciando pertanto lo spazio a qualche valutazione ulteriore che vi consigliamo di fare in maniera attenta, o in compagnia di un consulente esperto.

Obbligazioni fixed-floater

Le obbligazioni appartenenti a questa categoria sono dei particolari titoli di debito che nel corso dei primi anni di vita pagano un tasso di interesse fisso e generalmente piuttosto elevato. Successivamente a questa prima fase di pagamenti, queste obbligazioni diventano dei titoli a tasso di interesse indicizzato al rendimento di mercato in modo tale che la remunerazione che essi offrono si riduca, spesso in maniera sensibile.

Obbligazioni reverse convertible

Le obbligazioni reverse convertible sono determinate dalla combinazione di un’obbligazione ordinaria a breve termine (di durata inferiore all’anno) e di un’opzione put implicitamente venduta dal sottoscrittore all’emittente. In sostanza, un’obbligazione reverse convertible corrisponde al possessore una cedola di ammontare elevato rispetto a obbligazioni di pari durata: il differenziale di cedola costituisce il premio dell’opzione implicita venduta dal sottoscrittore all’emittente.

In linea di massima, la componente opzionale determina una situazione tale che alla scadenza del prestito, il capitale investito sia rimborsato alla pari (100) solamente nell’ipotesi che il prezzo di un determinato titolo azionario (l’asset sottostante l’opzione) sia superiore a un determinato livello (strike price). Nell’ipotesi contraria, il rimborso avverrà mediante la consegna di un prefissato numero di azioni sottostanti, oppure attraverso il versamento del loro controvalore, il cui valore è inferiore al valore nominale del prestito obbligazionario.

L’opzione put implicita è altresì strutturabile in maniera knock-in: in questo caso la consegna delle azioni è subordinata al fatto che il prezzo del titolo sia inferiore allo strike price e che sia superato al ribasso un determinato livello di prezzo, almeno una volta nel corso della vita dell’obbligazione.

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