In Italia il diesel più caro d’Europa, nonostante le promesse di Salvini le accise restano lì

Quello della diminuzione delle accise sui carburanti era uno degli slogan della Lega, ma ad oltre un anno e mezzo dalla formazione del governo giallo-verde, le accise sono ancora tutte lì. Il governo nel frattempo sta esalando proprio in questi giorni il suo ultimo respiro, e difficilmente vedremo diminuire il prezzo del diesel o della benzina nel prossimo futuro.

Nonostante le promesse di Salvini, il diesel in Italia risulta ancora oggi il più caro d’Europa, proprio per colpa delle accise che nel nostro Paese pesano sul prezzo finale nella misura del 59,6%. Negli altri Paesi europei invece le accise rappresentano il 54,6% del prezzo del diesel.

Secondo una recente ricerca del Centro Studi ImpresaLavoro, che si basa sui dati forniti direttamente dal Ministero di Economia e Finanza e dalla Commissione Europea, l’Italia è il Paese in cui il diesel costa di più, proprio per via delle accise. I Paesi d’Europa in cui costa meno sono invece l’Austria (1,192€/l), la Germania (1,242€/l) e la Spagna (1,213€/l).

Non cambia molto la situazione se dal diesel passiamo alla benzina. Infatti se per il diesel siamo il Paese più caro d’Europa, per la benzina ci posizioniamo al quarto posto con un prezzo medio di 1,599 euro al litro. Al primo troviamo i Paesi Bassi, poi la Grecia e infine la Danimarca.

Per quel che riguarda l’incidenza delle accise sul prezzo della benzina, la situazione è persino peggiore. In Italia le accise rappresentano il 63,5% del prezzo finale della benzina, mentre la media europea è del 60,2%. E tra i Paesi in cui le accise incidono di meno sul prezzo della benzina troviamo Francia, Germania e Spagna.

“Questi numeri preoccupano soprattutto perché non sono state ancora individuate le risorse per disinnescare le clausole di salvaguardia” ha dichiarato ad Aska News Massimo Blasoni, presidente di ImpresaLavoro che ha spiegato: “in assenza di coperture alternative, esse scatterebbero dal primo gennaio 2020 facendo aumentare l’Iva (dal 22 al 25,2% quella ordinaria e dal 10% al 13% quella agevolata) e le accise sui carburanti per un valore pari a 400 milioni di euro l’anno. Al momento il 63,5% del prezzo finale della benzina è costituito da tasse e non dimentichiamo che l’Iva si applica anche sulle accise.“.

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