Neuberger Berman spiega perché il cambiamento climatico è un rischio per gli investitori

Tra i 20 leader dei Principles for Responsible Investment è stata inclusa anche Neuberger Berman. Il PRI è un programma supportato dalle Nazioni Unite per mettere in evidenza società all’avanguardia nell’investimento responsabile e per mettere in risalto anche i trend che derivano dalle loro azioni.

Il tema principale di quest’anno è lo studio del cambiamento climatico e, per la prima volta in assoluto, l’elenco include anche gli investment manager. Neuberger Berman è stata scelta tra gli oltre 2.000 candidati per i PRI, ed ha affermato che la nomina di leader per lo studio sui temi climatici la aiuterà a migliorare le sue campagne di sensibilizzazione sul concetto di “Value at Risk” climatico.

Conseguenze del cambiamento climatico sulle attività economiche

Jonathan Biley, Head of ESG Investing di Neuberger Berman, ha spiegato, nelle prospettive settimanali del CIO, il motivo per cui il rischio climatico è importante per gli investitori, ed ha illustrato le azioni intraprese per misurarne la portata e per gestirlo, basandosi sulla certezza che il cambiamento sia una realtà concreta e che avrà delle conseguenze sulle attività economiche sostanzialmente in due modi.

Il primo effetto sarà l’impatto fisico, che causerà eventi meteo estremi, come inondazioni, incendi e innalzamento dei mari, che rischia di causare delle interruzioni in alcune filiere produttive, minacciando così la sostenibilità di alcuni asset.

Il secondo è invece il rischio di transizione, poiché le misure adottate per cercare di contenere i cambiamenti climatici comporteranno la comparsa di nuovi “vincitori e vinti” tra le aziende, insieme a nuove opportunità, ma anche rischi, per gli investitori.

Neuberger Berman include ormai da tempo queste valutazioni nelle decisioni di investimento, ma recentemente ha elaborato un nuovo modello, il “Climate Value-at-Risk“, che valuta le possibilità tenendo conto sia del rischio fisico che di quello di transizione.

L’industria assicurativa si basa sul modello che tiene conto del rischio fisico da anni ormai, e gli esperti delle strategie insurance-linked di Neuberger Berman hanno contribuito a mettere a punto una serie di modelli adatti per applicare questo tipo di analisi sulla scala richiesta.

Il rischio di transizione però è molto più complesso, perché richiede input che vanno dalla variazione della temperatura alla quantificazione delle emissioni e della capacità di adattamento di ogni singola società nel mondo dell’investimento.

I due modelli hanno generato un output che calcola la variazione, per i prossimi 15 anni, del valore previsto attualmente per ogni società a causa dei fattori climatici. Il quadro presenta numerosi esiti possibili, che vanno dal ribasso estremo, come quello a cui potrebbero andare incontro compagnie aeree e grandi società petrolifere, al possibile rialzo estremo, che potrebbe riguardare i produttori di turbine eoliche o di impianti fotovoltaici.

Inoltre più alto è il valore ammesso dell’aumento di temperatura, e più si assottiglia il potenziale di rialzo o di ribasso, perché in questo modo tutte le società avrebbero molto più tempo a disposizione per riadattare i propri modelli di business.

Alla fine dello scorso anno, Neuberger Berman ha calcolato il CVaR stimato per tutte le azioni quotate detenute in base al limite dei 2 gradi centigradi degli accordi di Parigi ed ha sottolineato un calo del valore a rischio del 5,1% nei prossimi 15 anni, mentre l’MSCI All Country World Index ha stimato che il calo sarà del 6,1%.

Questa analisi è risultata molto utile a Neuberger Berman, portandola ad un cambiamento radicale sul piano del debito emergente, che in genere non viene considerato terreno fertile per l’innovazione ESG poiché spesso serve per finanziare infrastrutture obsolete e inquinanti, ma anche su quello della costruzione di nuovi impianti termoelettrici in economie dove la domanda di energia è in notevole aumento.

Inoltre Neuberger Berman ha realizzato che il carbone a uso termico non è sostenibile nel lungo termine e che quindi finanziare lo sviluppo di nuovi asset in questo settore equivarrebbe a sprecare il denaro degli investitori. Per questo motivo la compagnia ha deciso di vietare nuovi investimenti in questo campo.

Ciò ha portato alla nascita di un forte dibattito tra diversi gestori di portafoglio, che si è concluso con l’adozione di una politica che vieta che quasi la totalità dei fondi comuni statunitensi, i fondi aperti e OICVM internazionali di Neuberger Berman siano investiti in società che generano più del 25% del fatturato tramite estrazione di carbone per uso termico, o che stanno espandendo le proprie infrastrutture termoelettriche.

Bailey ha sottolineato che affrontare il problema del cambiamento climatico significa anche intraprendere azioni decise e agire in maniera positiva per la società, il mercato e i competitor.

Inoltre spiega in che modo l’analisi CVaR sta diventando uno strumento sempre più importante, dato che numerose multinazionali stanno sottoponendo i propri business ad analisi simili, mentre per tutto il resto delle società che non presentano risorse simili, i dati di Neuberger Berman possono evidenziare costi e rischi nascosti, o addirittura possibili occasioni per spronare all’azione.

Neuberger Berman è uno dei cinque gestori che hanno aderito alla Transition Pathway Iniziative come Research Funding Partner, e ciò offre agli investitori delle ricerche indipendenti che consentono loro di valutare in maniera più efficace l’allinamento dei propri portafogli rispetto agli obiettivi previsti dagli Accordi di Parigi, e promuovere così una riduzione delle emissioni.

Questa strategia adottata da Neuberger Berman sempre raccogliere sempre più consensi tra i clienti, infatti diversi fondi britannici, australiani e società assicurative statunitensi hanno affermato che analisi simili al CVaR sono molto rare nel settore. Per questo motivo puntano sulla sensibilizzazione degli altri asset manager, affinché strumenti simili diventino degli standard dell’intera industria.

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