Rifiuti nucleari, le Regioni scelte rifiutano di ospitare il deposito

La pubblicazione della proposta della Carta Nazionale delle Aree Potenzialmente Idonee (Cnapi) ad ospitare il Deposito Nazionale di rifiuti radioattivi ha provocato un malcontento generale, tra sindaci e governatori. Sul territorio italiano, le regioni nelle quali sono state individuate delle aree potenzialmente idonee sono: Sicilia, Sardegna, Puglia, Basilicata, Lazio, Toscana e Piemonte.

Daniele Pane, sindaco leghista del Comune di Trino Vercellese che ormai da decenni ospita già un deposito provvisorio di rifiuti radioattivi (derivanti da una ex centrale nucleare), si è detto pienamente disponibile e pronto alla realizzazione di un nuovo deposito per lo stoccaggio, questa volta, definitivo (ma il Comune alla fine è stato escluso dall’elenco pubblicato dalla Sogin).

Dall’altro lato, invece, la stragrande maggioranza dei Comuni si è detta invece contraria ed ha alzato un muro in difesa di vocazioni agricole, turistiche, zone vicine ad aree protette e facendo riferimento ad un passato già pieno di infrastrutture scomode.

Molti sindaci hanno riferito che non hanno neppure intenzione di aprire dele discussioni a riguardo e, in un’intervista a ilfattoquotidiano.it, ha affermato fermamente che dietro la loro opposizione non vi è la classica “sindrome nimby“, che significa letteralmente “not in in my back yard“, ossia “non nel mio cortile”.

Ora una domanda che molti si pongono è questa: se tutti dicono di no al deposito dei rifiuti, in che modo si riuscirà a trovare la soluzione che l’Europa ha imposto dopo che per i ritardi accumulati contro l’Italia è già stata aperta una procedura d’infrazione?

Michele Emiliano, presidente della Regione Puglia, ha fornito una prima risposta: “Se si pone il tema di uno stoccaggio che comunque va fatto responsabilmente in Italia, concordo con la proposta del geologo Mario Tozzi sull’individuazione di siti militari che garantiscono sicurezza di presidio, senza interferire sulle legittime aspirazioni delle nostre comunità”.

Emiliano ha poi sottolineato come “le uniche due indicazioni che riguardano la Puglia sono, incredibilmente, entrambe in zone tutelate“. Altamura e Gravina sono infatti i due principali Comuni del Parco nazionale della Murgia “e Laterza, che è nella provincia più martoriata d’Italia, Taranto, è capofila del parco regionale più grande della Regione, quello delle Gravine. Credo che, anche stando alle priorità che la Sogin si è data, queste localizzazioni siano veramente residuali“.

Anche il sindaco di Gravina, Alesio Valente, si è espresso in merito, sostenendo che in realtà occorrerebbe cercare una soluzione in quei Comuni, come ad esempio Trino Vercellese, che pur non essendo presenti nell’elenco, si sono comunque detti disponibili ad accettare il progetto.

Verso la fine del 2020, il Cipess, l’ex Cipe, ha approvato le delibere per la ripartizione delle compensazioni atomiche previste per il 2018 e il 2019. Circa 30 milioni di euro sono infatti destinati a quasi 70 Comuni, inclusi quelli che ospitano depositi di stoccaggio provvisori di rifiuti nucleari provenienti da vecchie centrali o da reattori dismessi.

Valente ha poi aggiunto: “Sarebbe opportuno mettere in sicurezza questi siti e, comunque, credo che la destinazione del deposito definitivo vada concordata con le realtà che offrono la propria disponibilità“. Ma a tal proposito è poi intervenuto anche Sergio Costa, ministro dell’Ambiente, sostenendo: Leggo che molti sindaci di città non presenti nella lista si stanno candidando. Se non si è nella lista vuol dire che il proprio territorio non possiede le caratteristiche tecniche per ospitare il deposito“.

Alberto Cirio (Forza Italia), presidente della Regione Piemonte, ha invece avuto da ridire sul metodo adottato dal Governo nell’affrontare la questione: “Non si può assumere una decisione di questa portata comunicandolo nella notte e senza un confronto prima con i territori interessati, facendo piovere da Roma la scelta sulla testa dei cittadini piemontesi”.

Il presidente della Regione ha poi ricordato che alcune aree delle colline piemontesi inseritetra i siti idonei, vantano in realtà un pregio Unesco. Cirio ha anche espresso la propria preoccupazione in merito agli effetti che questa decisione avrà sul territorio.

“Immaginate una persona in procinto di comprare una casa in uno di questi Comuni. Dopo aver letto la notizia voi cosa fareste al posto suo? Non si può non tenere conto dell’impatto che scelte come questa provocano in modo immediato e delle conseguenze sulla vita futura di migliaia di cittadini, che hanno le loro radici e la loro vita in queste terre”.

Nonostante ciò, il presidente della Regione ha poi aggiunto di essere ben consapevole che si tratta di un problema reale “e lo dice una Regione che sul tema del nucleare ha già fornito tanto al Paese ma che è ancora in credito perché i Comuni attendono ancora i risarcimenti da parte dello Stato“.

Il riferimento fatto è ai cosiddetti Fondi Scanzano, al centro di un contenzioso che i Comuni interessati avevano vinto quando nel 2011 fecero ricorso contro il taglio del 70% delle compensazioni nucleari, frutto della Finanziaria del 2005.

La proposta fatta da Cnapi ha quindi scosso sindaci e governatori da nord a sud Italia, inclusi i sindaci di Val di Chiana e Val d’Orcia, in Toscana. Manolo Garosi, sindaco di Pienza (iscritta nella lista del patrimonio mondiale dell’Unesco),  ha affermato: “Il nostro non è un ragionamento da scaricabile ma qui dalla fine degli anni Settanta intere famiglie hanno investito su un’economia basata su mezzadria e agricoltura non industriale, riducendo drasticamente l’uso di pesticidi e puntando su biologico e qualità“.

Il sindaco ha poi fatto notare che le aree proposte nella sua zona corispondono proprio a quelle in cui si produce il Brunello e il Vino Nobile di Montepulciano; senza contare che si tratta di un’area che confina con 130 strutture turistiche di qualità. E’ anche vero, però, che in tutta Italia vi sono aree in cui vengono prodotte delle eccellenze e dove il turismo ormai non è più stagionale.

Secondo Garosi la soluzione è quella di concentrarsi su altre aree povere che hanno bisogno di uno sviluppo economico o comunque non a vocazione agricola, che presentano zone industriali lontane dai centri abitati. Ma la domanda è: se queste sono aree che già in precedenza hanno dovuto ospitare delle strutture scomode, non potrebbero ora sentirsi nuovamente danneggiate?

“Non se ottengono un beneficio attraverso una concertazione seria e la garanzia di un impianto sicuro. Si può aprire una trattativa, ad esempio, con quei Comuni dove occorre dismettere o bonificare un sito, riqualificando l’area”.

Nelle prossime settimane, dunque, sarà più chiaro quanti e quali sono i territori (e soprattutto se rientrano nella lista stilata da Cnapi) con cui potrà avere inizio una trattativa simile. Fin ad ora tutti i Comuni indicati dalla lista hanno rigettato ogni possibilità, soprattutto quelli che ritengono di “aver già dato” in precedenza.

Luca Benni, sindaco di Montalto di Castro (Viterbo), infatti sostiene: “Siamo da sempre un Comune attento, disponibile e responsabile nell’interesse dell’intera comunità nazionale, ma c’è un limite. Immaginare che Montalto di Castro diventi, dopo la centrale Enel, l’occupazione dei fotovoltaici, la disseminazione di tralicci di alta tensione, le infrastrutture di connessione che brulicano nella nostra terra in ogni dove, anche un deposito di scorie nucleari è una scelta irragionevole, dannosa, quindi inaccettabile“.

Quando poi si fa riferimento alla classica sindrome “nimby“, il sindaco giustamente ribatte: “non siamo quelli che dicono non nel mio giardino, ma non possiamo nemmeno accettare che “il giardino” sia sempre Montalto di Castro“.

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