Dopo Facebook, anche i principali social media e motori di ricerca cinesi sembrano aver chiuso le porte a criptovalute e ICO, promettendo di non restituire ricerche a pagamento o annunci sulle valute virtuali, quale conseguenza del più rigido approccio adottato dalle istituzioni del Paese asiatico. Ricordiamo come già lo scorso mese di settembre la Banca popolare cinese (PBOC) abbia vietato la raccolta di fondi attraverso le valute digitali, etichettando il 90% delle offerte di monete iniziali (ICO) lanciate in Cina come “fraudolente”.
Naturalmente, il fatto che Baidu e Weibo stiano adottando un comportamento più rigido nei confronti del comparto non sta a significare che la chiusura sia “censoria”: le ricerche sui termini cinesi per “bitcoin“, “criptovaluta” e “ICO” continuano a restituire articoli e link a contenuti di vario tipo, ma nessuna pubblicità a pagamento e nessun messaggio sponsorizzato sono comparsi sui principali motore di ricerca del Paese.
Il comportamento di Baidu e Weibo è piuttosto simile a quello di Facebook, che negli scorsi giorni ha “bandito” tutti gli annunci che promuovono le criptovalute, inclusi i bitcoin, al fine di impedire agli inserzionisti di commercializzare “prodotti e servizi finanziari associati a pratiche promozionali ingannevoli o ingannevoli”. La mossa mette sotto i riflettori il gigante dei social media USA come parte di un più ampio dibattito sul ruolo dei social media nel diffondere notizie sul settore, e alimenta altresì discussioni su quanto possa essere considerato censore un simile atteggiamento…
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