Recovery Plan: per finanziare le misure previste dal piano verranno introdotte quattro nuove tasse

Non sembrano profilarsi all’orizzonte svolte particolarmente positive per quel che riguarda l’andamento della drammatica crisi economica in cui la stragrande maggioranza dei Paesi dell’Ue è stata precipitata dalle misure restrittive imposte nel tentativo di contenere la diffusione del contagio da Covid-19.

Il Recovery Plan, che dovrebbe avere la funzione di rilanciare l’economia, è in via di definizione nei vari Paesi dell’Ue. Nel piano che ogni governo mette a punto troviamo le priorità indicate e gli investimenti previsti, e le misure che verranno messe in campo saranno finanziate con le risorse previste dal Recovery Fund. 

Le risorse messe in campo però non sono a fondo perduto, il che significa che se in questa fase vengono elargite sotto forma di aiuti provenienti dall’Ue, nella fasa successiva dovranno essere restituiti.

Tanto per comunciare però l’Ue ha deciso di introdurre almeno 4 nuove tasse che serviranno a finanziare il piano di rilancio. Nella decisione del Consiglio europeo numero 2020/2053 del 14 dicembre 2020, pubblicata in Gazzetta Ufficiale dell’Ue L 424 del 15/12/2020, troviamo tutte le informazioni relative alle nuove tasse necessarie per finanziare il Recovery Plan.

Si va dalla Plastic Tax alla semplificazione dell’Iva, dall’introduzione di una nuova imposta sulle società fino alle imposte sulle emissioni di CO2. Il gettito complessivo derivante dai nuovi prelievi fiscali dovrebbe attestarsi secondo quanto riportato da Italia Oggi, intorno ai 22 miliardi di euro, pari al 12% delle entrate di bilancio dell’Ue.

Nuove tasse per finanziare il Recovery Fund

Per finanziare l’emissione dei cosiddetti Recovery Bond, il Consiglio Europeo ha introdotto quattro nuove tasse per un gettito complessivo di 22 miliardi di euro, che dovrebbe permettere di aumentare dello 0,6% le entrate dirette dell’Ue.

Le nuove tasse sono previste dal pacchetto Next Generation Eu, nel quale vengono descritti gli impegni finanziari previsti nel Piano di crescita e resilienza post Covid-19. Da Bruxelles arriveranno 750 miliardi di euro tra il 2020 ed il 2024, ma solo una parte di questa somma sarà elargita a fondo perduto.

Come ormai noto saranno solo 390 miliardi ad essere erogati a fondo perduto, mentre i restanti 360 miliardi dovranno essere restituiti dai Paesi che riceveranno gli aiuti entro il 2058.

“Ora ci assicureremo che il debito sia ripagato da giganti della tecnologia, evasori fiscali, grandi inquinatori stranieri e altri che beneficiano del nostro mercato unico ma non contribuiscono in modo equo alla nostra prosperità e alla protezione del nostro Pianeta” aveva annunciato Valerie Hayer, eurodeputata liberale francese.

L’Ue starebbe infatti valutando anche l’introduzione di una tassa che dovrebbe colpire proprio i giganti del web, ma anche l’estensione di un sistema di scambio di quote di emissioni di CO2 e una tassa sulla plastica non riciclata e sui beni importati nell’Ue da Paesi che non mettono in atto politiche green sufficientemente incisive.

Quattro nuove tasse per il Recovery Fund, quali sono?

Il Parlamento dell’Ue si è già espresso favorevole all’introduzione di nuove tasse ritenute necessarie per finanziare il Recovery Fund. I voti a favore sono stati 455, mentre i no sono stati 166 e gli astenuti 88.

Ma quali sono le nuove tasse che l’esecutivo comunitario alla fine ha deciso di introdurre con la decisione del Consiglio Ue del 14 gennaio? Si tratta sostanzialmente di 4 nuovi prelievi fiscali:

  • Imposta sulle società: si tratta di un’aliquota al 3% che si applica alla nuova base imponibile consolidata comune. Significa che ogni Paese membro tasserà la quota degli utili di sua spettanza alla propria aliquota d’imposta nazionale. Da questo nuovo prelievo fiscale dovrebbero arrivare in tutto circa 12 miliardi di euro l’anno
  • Quote di emissioni di CO2: si è deciso di imporre un prelievo fiscale nella misura del 20% dei proventi delle aste del sistema Ue di scambio. I Paesi membri mettono all’asta alcune delle quota acquistate in seconda battuta dalle società per compensare le loro emissioni di gas serra, e con questa nuova tassa dovrebbero arrivare nelle casse dell’Ue circa 3 miliardi di euro l’anno
  • Plastic Tax: è la tassa sui rifiuti di imballaggi di plastica non riciclati, che consiste in un contributo nazionale pari a 0,80 euro per chilogrammo, dal quale dovrebbero arrivare altri 7 miliardi di euro l’anno
  • Riforma delle entrate attuali: l’Ue ha deciso di riformare le entrate attuali, con il mantenimento dei dazi doganali come prelievo diretto, la previsione di una semplificazione dell’Iva e la riduzione dal 20% al 10% delle percentuali che i Paesi Ue trattengono a titolo di “spese di riscossione”.

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