Con il governo di Mario Draghi il reddito di cittadinanza è a rischio? In realtà sembra che la risposta a questa domanda piuttosto frequente sia ‘No’. Tuttavia all’orizzonte potrebbe effettivamente esserci qualche cambiamento anche in questo ambito, con la dichiarata finalità di rendere la misura maggiormente sostenibile per le casse dello Stato.
Il Reddito di Cittadinanza, misura fortemente voluta dal Movimento 5 Stelle delle origini e poi osteggiata dalla quasi totalità del Parlamento, è rimasta malgrado tutto in vigore fino ad oggi, seppur non abbia mai raggiunto il massimo della sua efficienza, e gli obiettivi che avrebbe dovuto raggiungere siano rimasti in larga parte piuttosto lontani.
A non aver mai funzionato del tutto è la parte che prevedeva il reinserimento del disoccupato percettore del sussidio nel mondo del lavoro. Hanno funzionato poco e male le figure dei navigator, con risultati estremamente deludenti per quel che riguarda la ricerca di un impiego da parte di chi riceve il reddito di cittadinanza.
Reddito di Cittadinanza confermato per il 2021: ecco i requisiti Isee per richiederlo
Insomma non dovremo dire addio al Reddito di Cittadinanza, ma chi potrà accedere al sussidio dal 2021? Per ricevere il RdC devono essere soddisfatti determinati requisiti, ed in particolare è necessario presentare la certificazione Isee sulla base della quale viene stabilito prima di tutto se si ha diritto al sussidio, ma anche l’importo dello stesso.
Quali sono quindi i requisiti Isee per richiedere il Reddito di Cittadinanza nel 2021? Diciamo subito che non ci sono variazioni per quel che riguarda i requisiti per aver accesso a questa misura a sostegno del reddito dei nuclei familiari in difficoltà.
Questo vuol dire che i requisiti per il reddito di cittadinanza 2021 sono quelli stabiliti dal dl 4/2019 che precisa che possono accedere al beneficio i nuclei familiari con un Isee che non superi la soglia dei 9.360 euro.
Per quanto riguarda i requisiti per avere accesso al RdC si tiene conto anche del patrimonio immobiliare diverso dalla prima casa, sia in Italia che all’estero, il quale deve essere inferiore ai 30 mila euro. Per i nuclei composti da una sola persona il patrimonio immobiliare non deve superare il valore di 6.000 euro, mentre per i nuclei familiari con più componenti si aggiungono 1.000 euro a questo limite per ogni figlio dopo il secondo fino al raggiungimento della soglia massima di 10.000 euro.
Se nel nucleo familiare sono presenti persone portatrici di disabilità gravi si vanno ad aggiungere alla soglia di accesso al RdC ulteriori 5.000 euro, più altri 7.500 euro per ogni componente in condizioni di disabilità grave o non autosufficiente.
Tra i requisiti per accedere al sussidio si tiene conto ovviamente anche del reddito familiare che non deve superare la soglia dei 6.000 euro annui, moltiplicati per il corrispondente parametro della scala di equivalenza relativa al numero di componenti che fanno parte del nucleo familiare. Questo valore viene aumentato fino a 9.360 euro nel caso in cui la famiglia risieda in una casa in affitto.
Come richiedere il RdC con l’Isee Corrente
Nel caso in cui i requisiti reddituali attuali dovessero risultare troppo alti per poter aver diritto al Reddito di Cittadinanza 2021 è possibile presentare l’Isee Corrente. Ma per capire cos’è e a cosa serve vediamo prima cos’è l’Isee Ordinario.
L’Isee Ordinario si riferisce agli ultimi due anni, quindi viene presentato entro il 31 gennaio 2021, data alla quale scade il termine per presentare la certificazione Isee onde evitare di perdere il diritto a ricevere il sussidio, e fa riferimento alla situazione reddituale del 2019.
Può succedere però che le cose cambino nel lasso di tempo di due anni, senza che questo risulti dall’Isee Ordinario. Il che significa che attraverso questa certificazione si potrebbe risultare non in possesso dei requisiti necessari per accedere al reddito di cittadinanza, quando invece la situazione attuale dovrebbe garantirci di poter beneficiare della misura.
Ed è qui che entra in gioco l’Isee Corrente dal quale si evince la situazione aggiornata così come risulta essere negli ultimi 12 mesi, o negli ultimi 2 mesi nel caso di lavoratori dipendenti. Grazie all’Isee Corrente si possono rilevare tutte le variazioni reddituali intervenute nel periodo più recente e utili ai fini della richiesta del sussidio, che si tratti del RdC o di un altro beneficio per il quale sono richiesti specifici requisiti Isee.
Tra gli eventi che possono concorrere a modificare la situazione economica del richiedente il RdC annoveriamo ad esempio la perdita dell’impiego, ma non è il solo.
Nel lasso di tempo degli ultimi due anni potrebbe essersi infatti verificato uno scostamento reddituale anche del 25%, può essere intervenuta la perdita di un sussidio da parte di uno dei componenti del nucleo familiare, o la perdita di un trattamento pensionistico. Tutte circostanze che possono essere indicate attraverso l’Isee Corrente al posto dell’Isee Ordinario.
Come funziona il nuovo Reddito di Cittadinanza: le novità del 2021
Complessivamente il reddito di cittadinanza non subirà grandi stravolgimenti nei prossimi mesi, ma sarà comunque interessato da alcune modifiche tutt’altro che trascurabili. Cosa cambia quindi con il RdC 2021?
Il governo di Mario Draghi non ha fatto mistero di voler andare a rivedere la misura tanto cara al Movimento 5 Stelle delle origini, ed ora appare chiaro che l’esecutivo guidato dall’ex presidente della BCE andrà ad intervenire con una ricalibrazione del beneficio.
In sostanza le modifiche che il Reddito di Cittadinanza subirà sono due: una riguarda la platea di beneficiari che si andrà a restringere dopo i primi 18 mesi di sussidio, perché verrà soppressa la possibilità di proroga per tutti coloro che verranno ritenuti “occupabili”. L’altra novità riguarda l’introduzione di un sistema premiante a favore di quei beneficiari del sussidio che hanno trovato un impiego.
Il nuovo Reddito di Cittadinanza non si potrà rinnovare dopo i primi 18 mesi
È sicuramente questa la modifica più interessante che riguarda il Reddito di Cittadinanza, perché molti di coloro che oggi percepiscono ancora il RdC, se questa novità fosse stata già introdotta, non riceverebbero più alcun accredito mensile.
Ma quali sono i cittadini che non riceveranno più il reddito di cittadinanza? Si parla di quelli considerati “occupabili” ma bisogna ancora capire bene quali sono le peculiarità che rendono un disoccupato “occupabile”, valore che di per sé non è effettivamente misurabile.
Ma soprattutto, se si privano le famiglie del RdC in questa delicatissima congiuntura socio-economica, in che modo si pensa di poter sostenere il reddito di tutti quei nuclei familiari composti da persone “occupabili” ma che di fatto non trovano un lavoro?
Non dimentichiamo infatti che l’alto tasso di disoccupazione con cui il Paese si trovava a fare i conti quando la misura del RdC fu introdotta non è nulla in confronto a quello con cui abbiamo a che fare oggi in piena pandemia. Una situazione che in realtà nel breve termine è destinata ad un ulteriore peggioramento.
A percepire il Reddito di Cittadinanza dopo i primi 18 mesi di erogazione saranno quindi solo i nuclei familiari in cui non sono presenti persone “occupabili” e sempre a patto che sussistano i requisiti reddituali e patrimoniali. Solo in questo caso il RdC potrà essere ancora rinnovato per ulteriori 18 mesi di volta in volta.
Per quei nuclei familiari in cui sono presenti persone “occupabili” invece il reddito di cittadinanza verrà erogato solo per i primi 18 mesi, e non vi sarà più la possibilità di rinnovo che invece esiste attualmente.
Parallelamente il governo dovrà lavorare al potenziamento della misura del Reddito di Cittadinanza per quel che concerne tutta la parte che non ha mai realmente funzionato, e cioè quei meccanismi che dovrebbero portare il disoccupato a trovare un impiego.
Stando ai dati resi noti ad oggi, a percepire il reddito di cittadinanza sono in tutto 1,3 milioni di nuclei familiari per un totale di circa 3 milioni di persone. Secondo le stime oltre un terzo di queste persone è da ritenersi ‘occupabile’ cioè in condizioni di lavorare.
Al tempo stesso vediamo che la misura del RdC ha conseguito risultati miseri nell’ambito dell’avvio al mondo del lavoro dei percettori del sussidio, infatti fino alla fine del 2020 tra tutti coloro che percepivano il reddito di cittadinanza, solo 200 mila persone hanno trovato un lavoro.
La riforma del Reddito di Cittadinanza che il governo di Mario Draghi ha in mente dovrebbe quindi da un lato rendere più sostenibile per le casse dello Stato l’erogazione del sussidio, ma dall’altra dovrebbe anche far finalmente funzionare quel meccanismo che dovrebbe inserire nel mondo del lavoro i beneficiari.
Con il nuovo Reddito di Cittadinanza si premia chi trova un impiego
Il governo Draghi dovrebbe intervenire sul reddito di cittadinanza anche attraverso l’introduzione di un meccanismo premiale a beneficio di coloro che trovano un lavoro.
Attualmente il sistema del RdC prevede che nel momento in cui il beneficiario trova un impiego, l’INPS provveda ad effettuare il ricalcolo dell’importo della ricarica mensile prevista, tenendo conto del maggior reddito dovuto alla nuova occupazione.
Questo vuol dire che dal momento in cui il beneficiario del RdC trova un impiego, l’importo erogato a decorrere dal mese successivo alla variazione viene modificato in considerazione dell’80% del nuovo reddito. In altre parole il beneficiario si ritrova a ricevere comunque il sussidio ma in misura progressivamente ridotta fino all’azzeramento.
Il governo Draghi invece dovrebbe apportare una modifica a questo meccanismo in quanto il reddito che andrà a concorrere al ricalcolo si quantificherà al 50% del nuovo reddito almeno per i primi sei mesi, fornendo in questo modo un ulteriore incentivo a trovare un impiego.
Nel frattempo alcune novità riguardano anche i cosiddetti navigator, cioè quelle figure la cui funzione era quella di trovare un impiego per i beneficiari del Reddito di Cittadinanza. Una figura, quella del navigator destinata a finire molto presto in soffitta, al più tardi entro la fine del 2021.
Dal ministero del Lavoro infatti hanno già confermato che il contratto dei navigator, in scadenza intorno alla metà di aprile 2021, potrebbe essere prorogato al massimo fino alla fine dell’anno per via del fatto che non vi sarebbero attualmente le risorse necessarie.
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