L’attenzione dei mercati finanziari continua ad essere fermamente incentrata sulla prossima mossa del primo ministro britannico Boris Johnson, che non ha più la maggioranza del parlamento e, dunque, corre il rischio di complicare il proprio approccio verso un Brexit no-deal il prossimo 31 ottobre.

La mozione presentata dall’opposizione e dai parlamentari “ribelli” del Partito conservatore costringerebbe infatti il primo ministro a chiedere un altro rinvio della Brexit, a gennaio 2020, nel tentativo di impedire a Londra di uscire dall’UE “ad ogni costo”.

Evidentemente, una simile mossa ha messo il parlamento in rotta di collisione con il governo guidato da Johnson, che ambiva a conservare la prospettiva di uno scenario di no-deal sul tavolo dei negoziati, nel tentativo di forzare la mano e ottenere quanto desiderato.

A questo punto, quel che potrebbe accadere rientra nei margini dell’incertezza, con vari scenari potenziali all’orizzonte. Tra di essi, picca la possibilità di indire nuove elezioni anticipate, che possano essere compatibili con la scadenza del 31 ottobre. Johnson ha già precisato l’intenzione di presentare una mozione per indire elezioni “rapide”, anche se un simile tentativo ha bisogno di due terzi del parlamento per l’approvazione.

Elezioni anticipate nel Regno Unito?

Insomma, con il caos che si sta verificando nelle aule parlamentari britanniche, il futuro per l’economia e la finanza d’oltre Manica è più che incerto, e la sterlina continua a risentine.

I parlamentari in opposizione desiderano ottenere delle garanzie in tal senso, e in particolar modo domandano che venga evitata una Brexit no-deal, domandando una proroga a Bruxelles, prima di qualsiasi elezione anticipata. È ben noto che analisti e investitori ritengono un’uscita non negoziata e non disciplinata dall’UE come lo scenario più turbolento, poiché significherebbe una brusca separazione dall’area comune senza un periodo di transizione.

Di qui, la volontà di fermare una Brexit senza alcun tipo di accordo… lottando con i tempi: una simile proposta dovrebbe infatti essere approvata rapidamente dalla Camera dei Lord, la camera alta del parlamento britannico, prima che il parlamento veda sospendere le proprie attività da lunedì 9 settembre a metà ottobre.

Il governo potrebbe certamente cercare di aggirare questo ostacolo domandando l’accesso a elezioni tempestive, ma questo scenario, che richiederebbe una maggioranza dei due terzi, viene ritenuto improbabile. È dunque stato addirittura ipotizzato che Johnson possa chiamare un voto di sfiducia nei confronti del suo stesso governo, per poi invitare i suoi deputati ad astenersi dal voto, anche se pure questo scenario è considerato estremamente improbabile.

Difficile che si giunga a elezioni rapide

Andrew Adonis, un membro del partito laburista nella Camera dei Lord e ex ministro del governo, ha dichiarato a CNBC di essere fiducioso che la Camera possa approvare una mozione per poter fermare una Brexit senza intese con Bruxelles.

Adonis si è soffermato ampiamente sul ruolo della Camera dei Lord, definendola quella più “saggia”, anche se ha ammesso che le turbolenze in ambito sono particolarmente elevate. Adonis ha quindi affermato che la “stragrande maggioranza” dei parlamentari non vuole una Brexit disordinata, e che dunque è molto probabile che il disegno di legge passerà, lasciando il cerino nelle mani di Boris Johnson.

“La sua mossa di indire elezione anticipate sarà sicuramente fermata questa settimana. Richiede il consenso di due terzi della Camera dei Comuni e non riuscirà ad avvicinarsi a questa soglia. Non ci sarà alcun consenso ad un’elezione prima che una Brexit no-deal non sia morta e sepolta” – ha affermato ancora Adonis, all’epoca sostenitore del Remain.

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