Ore di attesa per l’euro, domani al via la riunione BCE

Crescono le pressioni sull’euro, a breve distanza dall’avvio della nuova riunione BCE. Gli analisti sono sempre più divisi su cosa aspettarsi dalla Banca Centrale Europea domani, dopo che i funzionari della Banca centrale hanno cercato in vario modo di minimizzare le aspettative del mercato di un immediato e sostanziale quantitative easing.

Se infatti a giugno il presidente della BCE Mario Draghi aveva confermato la valutazione di importanti misure per rilanciare l’economia della zona euro, citando la persistente bassa inflazione e la crescita lenta come determinanti di tale impulso, negli ultimi giorni i funzionari della BCE hanno smorzato le speranze di un sostanziale pacchetto di stimolo monetario nel brevissimo termine, con il presidente della Banca centrale francese Francois Villeroy de Galhau e il presidente della Banca centrale estone Madis Muller quali ultimi membri dell’Eurotower a mettere in dubbio l’entità dell’intervento.

Che tutto questo possa altresì legarsi alla fine del mandato di Mario Draghi, non è ben chiaro. È noto che il programma QE della Banca Centrale Europea non ha mai trovato grande apprezzamento in Germania e nel Nord Europa, e che molto dipenda anche dalle azioni di politica fiscale.

Ad ogni modo, è possibile che la BCE possa ridurre i tassi e avviare un quantitative easing di nuova generazione, con effetti però difficili da stimare. I benefici marginali del taglio di tassi già negativi sono limitati, nel migliore dei casi, anche se una tale mossa viene accompagnata da un nuovo ciclo di operazioni di rifinanziamento a lungo termine (TLTRO) e da un tiering dei tassi di deposito.

Molti analisti ritengono inoltre che un secondo ciclo di quantitative easing da parte della BCE potrebbe fornire un impulso più significativo alle condizioni monetarie e di finanziamento. Tuttavia, ciò avrebbe comunque un impatto più contenuto rispetto al primo trimestre, quando i costi di finanziamento erano più elevati, la frammentazione nell’area dell’euro era più grave e i rischi interni erano molto maggiori.

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