Il calo del cambio euro dollaro all’inizio del 2020, tale da trascinare il cross ai minimi da aprile 2017 ad oggi, non si è tradotto in un trend sostenuto al rialzo per la valuta verde, come alcuni avevano previsto. Secondo Francesco Lomartire, responsabile di SPDR ETFs per l’Italia, in una nota recentemente pubblicata, la ragione è da ricercarsi nella chiusura aggressiva delle posizioni. Una corsa per questa chiusura del sovrappeso in dollari ha accentuato il movimento – afferma ancora l’esperto – con un’ulteriore accelerazione che è dovuta alla decisione della Fed di tagliare i tasi durante l’incontro straordinario di martedì scorso.

Perché il dollaro è rimbalzato a inizio anno?

Sono numerose le ragioni per cui il dollaro statunitense è sembrato essere così interessate nella prima parte dell’anno.

Il primo è che il gap tra rendimenti più elevati negli asset USA e tassi negativi in Eurozona hanno indotto gli operatori di mercato a investire sul carry trade. L’epidemia del coronavirus ha però fatto crescere le aspettative di mercato per un taglio dei tassi di mercato da parte della Fed: un’aspettativa che si è poi effettivamente concretizzata in realtà, considerato che la banca centrale statunitense ha poi effettivamente tagliato i tassi, riducendo significativamente il carry trade e l’attrattività del dollaro.

Non è questo, comunque, l’unico motivo che ha sostenuto le quotazioni del dollaro. Gli investitori hanno per esempio puntato sul dollaro anche perché, all’inizio dell’epidemia di Coronavirus, i mercati erano convinti che gli Stati Uniti fossero meno esposti economicamente alla Cina rispetto all’Europa. Dunque, per molti investitori questo è stato sufficiente per rafforzare l’opinione che il dollaro fosse una valuta rifugio. Purtroppo, però, il Coronavirus si sta diffondendo rapidamente anche al di fuori della Cina, con conseguente possibile notevole impatto anche sugli USA.

Tutto dipende dalla Fed?

Per quanto concerne il gap calcolato su base annua tra i tassi Swap a 1 mese in USD e EUR, una proxy delle aspettative della banca centrale in tema di tassi di interesse per i prossimi 12 mesi, l’esperto sottolinea come tale differenziale “si è ridotto significativamente, a 117 punti base, il livello più basso da novembre 2016.

Nonostante la Fed abbia effettuato un taglio dei tassi d’emergenza, i mercati continuano a prezzare un ulteriore allentamento di 75 punti base entro la fine del 2020. Sebbene tali attese dovessero rivelarsi eccessivamente aggressive, l’analista ritiene che un rally del dollaro non sia affatto scontato.

Innanzitutto, è improbabile che ci possa essere una crescente tendenza per la riapertura di posizioni di carry trade sul dollaro, che sono invece preferibili in contesti di minore volatilità. Inoltre, la debolezza economica persiste, ed è improbabile che gli investitori preferiscano puntare sul dollaro, considerato il margine per ulteriori tagli dei tassi Fed, più ampio rispetto ai margini, molto più ristretti, della BCE.

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