La crisi energetica è l’argomento caldo degli ultimi mesi. Mentre il costo di energia e materie prime (gas naturale e petrolio in testa) continua a salire, gli investitori cercano di capire quali possono essere le conseguenze di questo fenomeno sugli asset presenti nei loro portafogli. In questo post focalizzeremo la nostra attenzione sugli effetti che la crisi energetica potrebbe avere sul mercato delle valute.

Il Forex è pronto a subire le conseguenze dell’incremento dei prezzi energetici oppure le ripercussioni saranno limitate e secondarie?

Per rispondere a queste domande e quindi per avere elementi utili per indirizzare il proprio portafoglio di investimenti (qui il sito ufficiale eToro), è necessario partire dalle basi ossia dalla cause della crisi energetica.

Come abbiamo spesso messo in evidenza su Borsa Inside, non c’è un unico fattore responsabile del boom dei prezzi energetici. Il rally del costo dell’energia è il frutto di una congiuntura particolare ossia di una somma di cause. Tre le ragioni principali che hanno determinato l’esplosione del fenomeno: 

  • il forte aumento della domanda di beni e servizi in molte aree del mondo (e quindi la richiesta di maggiore energia per sostenere le produzioni crescenti)
  • le difficoltà nell’approviggionamento delle materie prime (non va mai dimenticato che ci sono alcune commodities che, oggettivamente, sono difficili da reperire)
  • gli investimenti pubblici scarsi (chi più e chi meno, tutti i governi si sono fatti cogliere impreparati e hanno dimostrato di non essere in grado di rispondere con forza alla richiesta di più interventi per scongiurare la scarsità dell’offerta a fronte di una domanda molto alta). 

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Crisi energetica e impatto sul Forex 

Considerando i motivi alla base della crisi energetica, quale potrebbe essere l’impatto del fenomeno sul Forex? Iniziamo con l’evidenziare che, solitamente, l’inflazione è causa della svalutazione della singola valuta. Nei cambi occorre che le spinte inflattive siano diverse per poter vedere degli effetti concreti.

A fare la differenza potrebbe essere il diverso livello di accesso alle materie prime che le singole nazioni possiedono. I paesi con minori possibilità di entrare in possesso delle materie prime potrebbero registrare una svalutazione più pesante rispetto a questi paesi che invece hanno un accesso facilitato alle commodities. 

In base a questo ragionamento non è da escludere che la crisi energetica possa avere pesanti effetti su valute come l’Euro o la Sterlina britannica che sono rappresentative di aree come l’Europa o la Gran Bretagna che hanno difficoltà nell’accesso alle materie prime. Sotto questo punto di vista, però, neppure gli Usa se la passano bene. 

Un fenomeno di questo tipo (svalutazioni asimmetriche con forti criticità per le aree non produttrici) richiederebbe tempi lunghi per la sua attivazione ossia presupporrebbe una crisi energetica di lunga durata. 

Non è detto che ciò sia effettivamente destinato a verificarsi. Se la crisi dell’energia dovesse essere risolta in tempi rapidi (magari con un intervento dei governi attraverso quegli investimenti pubblici di cui dicevamo in precedenza) allora gli effetti sulle valute sarebbero molto più contenuti (e, ovviamente, anche l’impatto sulle economie). 

Strategicamente, quindi, è fondamentale capire quanto lunga e quanto profonda possa essere la crisi energetica. E’ da lì che dipende il livello di impatto sul Forex. Per sfruttare la crisi energetica e investire sulle valute diventa fondamentale usare strumenti avanzati come ad esempio il Copy Trader eToro grazie al quale è possibile copiare dai traders più bravi. Per provare il social trading è sufficiente attivare un conto demo gratuito.

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Crisi energetica previsioni 

Vero è che gli scenari sono sempre tutti possibili ma, sulla base dell’attuale situazione, quale potrebbe essere lo scenario più probabile? Le ultime notizie non sembrano affatto positive (leggi ad esempio qui). Tuttavia sarebbe sbagliato lasciarsi andare al pessimismo. Anche in passato ci sono state crisi energetica molto forti e con conseguenze altamente negative ma, rispetto ad allora, oggi c’è un punto di vantaggio: il multilateralismo.

Come dimostrato dal recente G20, infatti, i governi intendono affrontare insieme la crisi energetica e proprio questo potrebbe consentire al mondo di lasciarsi alle spalle il problema quanto prima (e il rischio di svalutazioni asimmetriche tra valute). 

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