Il 2,4% non basta. Ecco perché la manovra farà salire il deficit oltre quella soglia

Ci aveva provato in tutti i modi, il ministro dell’economia Giovanni Tria, ma senza successo. Così alla fine invece dell’1,6% proposto dal ministro, il rapporto deficit/pil messo a preventivo nella nota di aggiornamento al Def sarà del 2,4%.

Questo ovviamente per quel che riguarda le previsioni, ma come sappiamo queste non sempre corrispondono ai dati reali. Quello che possiamo fare però è basarci sui numeri che abbiamo per capire quanto sia realistica la previsione dell’esecutivo, in attesa del giudizio della Commissione Europea previsto per il 30 novembre.

Le riforme in cantiere sono di una certa portata. Le promesse fatte in campagna elettorale sono state tante e qualcuno si chiede se siano realmente concretizzabili oppure no. Proposte come quella del reddito di cittadinanza, il superamento della Legge Fornero e la Flat Tax, tutte insieme necessitano di circa 20 miliardi di euro in base alle ultime stime.

E non è tutto, perché per l’1 gennaio 2019 il governo precedente aveva messo a calendario l’aumento dell’IVA, col quale l’attuale esecutivo non intende però procedere. Per evitare l’aumento dell’IVA servono però altri 12,5 miliardi. Ne servono poi altri 4 per finanziare il costo aggiuntivo del debito dovuto alla crescita dello spread, e 3 miliardi a copertura delle spese indifferibili.

A conti fatti, se si deve contenere il rapporto deficit/pil entro la soglia stabilita del 2,4%, per realizzare tutte le riforme previste dalla manovra di bilancio mancano all’appello circa 4 miliardi di euro.

Molto dipende dalla crescita economica dell’Italia. Quanto salirà il PIL?

Per capire bene in cosa ci stiamo infilando con questa manovra economica è fondamentale avere una percezione più realistica possibile delle stime sulla crescita. Diciamo prima di tutto che l’esecutivo prevede, con questa manovra, di contenere il rapporto deficit/pil entro il 2,4% per il 2019, entro il 2,1% per il 2020, infine entro l’1,8% per il 2021.

Questa progressiva riduzione del deficit sarebbe resa possibile da una maggiore crescita del PIL italiano. Ma quanto crescerà effettivamente il PIL nei prossimi 3 anni? La vera domanda in fin dei conti è questa. Stime ufficiali da Palazzo Chigi ancora non ne giungono. Abbiamo naturalmente la previsione del Ministro del Tesoro Giovanni Tria, che prevede un +1,9% per il 2019, ma secondo altre fonti questo dato sarebbe troppo ottimistico.

Il Fondo Monetario Internazionale prevede per il 2019 una crescita del PIL pari all’1%. L’agenzia Moody’s la vede un po’ meno buia: +1,1%. Più basso invece il dato proposto da Confindustria, che ha rivisto al ribasso la precedente previsione, passando così dal +0,9% al +0,8%. Se così fosse, con una crescita dimezzata rispetto alle previsioni, è chiaro che il rapporto deficit/pil del 2019 non potrebbe che superare la soglia del 2,4%.

A questo scenario già di per sé poco rassicurante si va ad aggiungere quanto previsto dalle clausole di salvaguardia, che in base a quanto programmato dai governi precedenti, prevedono l’aumento dell’IVA e delle accise non solo per il 2019, ma anche per il 2020 e per il 2021.

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