Come prima cosa, credo sia importante mettere in prospettiva lo stimolo monetario della Bank of Japan. Facendo un paragone le altre principali economie, vediamo che in relazione alla dimensione dell’economia nazionale, la base monetaria giapponese rimarrà molto inferiore sia rispetto all’Inghilterra che agli Stati Uniti. Per fare un esempio, gli Stati Uniti hanno raddoppiato la propria base monetaria in otto mesi, mentre la Bank of Japan suggerisce un raddoppio della base monetaria in due anni. C’è da dire che il Giappone, tuttavia, di pari passo all’alleggerimento quantitativo, prevede di incrementare – come mostrano le decisioni del nuovo primo ministro giapponese Shinzo Abe – gli stimoli fiscali e implementerà riforme a sostegno della crescita economica. Questa politica è nettamente in contrasto con i percorsi di austerità visti altrove, come ad esempio sta provando a fare l’Inghilterra.
INFLAZIONE IN ARRIVO?
I primi effetti delle decisioni del Primo Ministro Abe e della Bank of Japan sono stati la svalutazione dello yen e i picchi raggiunti dalla piazza azionaria di Tokyo. Tuttavia, i reali effetti del QE giapponese sono ancora tutti da vedere: se le banche accumulassero semplicemente un eccesso di liquidità e la velocità della moneta diminuisse, non è detto che vedremo grandi rialzi dell’inflazione. Un esempio? Gli Stati Uniti, dove oggi l’inflazione dei prezzi al consumo è ancora all’1.5% nonostante una politica monetaria di iniezione di liquidità prolungata.
I RISVOLTI PER LA CINA
I mercati hanno prestato attenzione al potenziale impatto delle politiche giapponesi sugli Stati Uniti, ma crediamo che gli effetti saranno importanti anche in Asia. Il Giappone è un mercato importante per gli esportatori cinesi e da settembre il renminbi si è apprezzato di circa il 30% rispetto allo yen. Inoltre, molte società giapponesi e cinesi sono competitor in alcuni mercati: una perdita di competitività potrebbe rallentare ulteriormente l’espansione in alcune economie asiatiche, e questo alimenta ancora di più le nostre preoccupazioni sulla Cina. La crescita della Cina è stata in maniera esponenziale finanziata da un’eccessiva espansione del credito, e ha portato a livelli di debito insostenibili e a bolle nel prezzo degli asset. Crediamo che vedremo un riequilibrio dell’economia cinese verso i consumi interni e che questo avrà come diretta conseguenza inferiori tassi di crescita economia da qui in avanti.
GLI EFFETTI SUI MERCATI OBBLIGAZIONARI
Quest’anno, gli acquisti pianificati dalla banca centrale giapponese ammonterebbero a circa 1.6 volte l’emissione annuale di titoli di Stato nipponici: questo porterebbe i rendimenti sui governativi ai minimi storici, e di conseguenza potrebbe portare gli investitori giapponesi a cercare profitti oltre il mercato domestico, guardando all’estero. Va notato comunque, che nelle ultime settimane ad oggi gli investitori giapponesi sono rimasti venditori netti di debito estero.
VIEW SULLO YEN
Logicamente, stampare moneta e alzare il target dell’inflazione dovrebbe portare alla svalutazione della divisa. In effetti, da settembre lo yen ha perso il 20% sul dollaro. Tuttavia, QE e svalutazione valutaria non sempre vanno di pari passo, come si può osservare nel caso del QE 3 americano. Ci sono sicuramente alcuni rischi di rialzo alla valuta, in particolare se la Bank of Japan mancasse di generare inflazione. Al momento, anticipiamo che c’è ancora possibilità che lo yen si indebolisca ulteriormente e, di conseguenza, non abbiamo esposizione alla divisa nipponica, tuttavia, stiamo monitorando da vicino l’evoluzione dell’equilibrio dei rischi di svalutazione dello yen.
Seguici su Telegram
Rimani aggiornato con guide e iniziative esclusive per gli iscritti!