
Pechino prevede per il 2016 un aumento del PIL tra il 6,5% e il 7%.
La Cina ha ridotto i suoi obiettivi di crescita. Pechino prevede per il 2016 un aumento del PIL tra il 6,5% e il 7%. Si tratta del più basso obiettivo di crescita dalla fine degli anni Settanta, ovvero da quando la Cina ha iniziato ad aprirsi al resto del mondo.

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Davanti al Congresso nazionale del popolo il premier Li Keqiang ha ammesso che l’economia del Paese deve affrontare alcune difficili sfide come il calo della domanda e degli investimenti a livello globale e la volatilità dei mercati finanziari. “Dobbiamo essere pronti per una dura battaglia”, ha sottolineato.
Per il 2015 il governo cinese aveva fissato un obiettivo di crescita del 7%, poi risultato in un +6,9%. Le crescenti difficoltà dell’economia hanno causato delle gravi turbolenze sulle borse domestiche. La Banca centrale è perciò intervenuta tagliando più volte i suoi tassi d'interesse e svalutando lo yuan.
Per sostenere la crescita la Cina incrementerà la spesa pubblica. Per il 2016 si stima un deficit di 2.180 miliardi di yuan pari al 3% del PIL, in aumento rispetto al 2,3% del 2015 e ai massimi livelli da decenni. Li ha inoltre annunciato che il tasso di disoccupazione sarà tenuto stabile intorno al 4,5% nelle città, creando oltre 10 milioni di posti di lavoro. L’obiettivo per il tasso d’inflazione è stato fissato al 3%, lo stesso del 2015.