Con l’abbassamento del rating della Cina da parte di Moody’s è stata segnata un’era: era infatti dal 1989, dall’epoca degli eventi di Piazza Tienanment, che il rischio sul debito sovrano cinese non veniva degradato. Insomma, per la prima volta negli ultimi tre decenni, una delle principali agenzie di rating al mondo ha diminuito il rating del debito sovrano cinese, facendolo scendere da Aa3 (rischio molto basso) a A1 (rischio basso).
Nel compier ciò, Moody’s ha motivato la decisione (che peraltro conduce l’outlook da negativo a stabile) con l’aspettativa che la forza finanziaria della Cina sarà erosa nei prossimi anni, mentre il debito aumenterà e la crescita potenziale rallenterà. Una valutazione che a Pechino non è scesa giù, con il ministero delle Finanze che ha dichiarato che il declassamento non avrebbe alcun fondamentale e sarebbe inappropriato, poichè Moody’s avrebbe sovrastimato le difficoltà e sottostimato le capacità del governo di far avanzare le riforme del sistema.
Ma investire in Cina è dunque diventato più rischioso? I dubbi, occorre dirlo, sono numerosi. Anche ammettendo che Moody’s abbia ragione, si tratta pur sempre del quinto gradino (dall’alto) della scala di valutazione dell’agenzia di rating (su ventuno livelli), condiviso – ad esempio – con il Giappone (ma sotto Taiwan, e proprio questo potrebbe essere uno dei motivi maggiori di fastidio della Cina).
Inoltre, è anche vero che con il downgrade da parte di Moody’s sulla Cina allinea il giudizio dell’agenzia a quello delle altre due grandi società di rating, S&P e Fitch. E, secondo i più critici, sarebbe un allineamento tardivo, visto e considerato che è da diversi mesi che gli economisti segnalano come il rischio del debito complessivo cinese sia cresciuto al 253% del Pil, contro il 149% del 2008. Anche se, in fin dei conti, quello estero è pari al 12% del Pil, considerato che la stragrande maggioranza del debito è in mano a banche statali cinesi.
Insomma, investire in Cina forse sta diventando un po’ più rischioso, ma i rischi sono comunque equilibrati e non preoccupanti.
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