Nuovo record per le quotazioni dei Bitcoin, che spinti dalla domanda orientale hanno superato quota 2.800 dollari per esemplare, con un valore raddoppiato nel solo mese di maggio, e con dubbi speculativi che… forse non sono solo tali: molti analisti ritengono infatti che in alcuni mercati asiatici (Cina e India) la domanda della criptovaluta sia spinta in buona parte da scopi di evasione fiscale, mentre in altri mercati (Giappone) starebbe crescendo come strumento alternativo per poter regolare gli scambi commerciali.
Al di là delle motivazioni che sottostanno questo buon andamento, il risultato è che nel novembre scorso i bitcoin valevano 700 dollari, a febbraio oltre 1.000 dollari, a aprile più di 1.500 dollari, qualche giorno fa sopra i 2.800 dollari, per poi ridiscendere parzialmente. In pratica, nel solo mese di maggio ha praticamente raddoppiato il suo valore.
Intuibilmente, come ci domandiamo nel nostro post di oggi, non è ben chiaro se la corsa alle quotazioni sia in qualche modo spinta su basi razionali, oppure sia semplicemente il concretizzarsi di una bolla speculativa che corre il rischio di infrangersi dinanzi alla realtà. Quel che sembra certo è che il business dei bitcoin sia oggi ben più che meramente velleitario, tanto che la Sec (l’equivalente americana della nostra Consob) potrebbe dare il via libera a un ETF che lega il proprio rendimento proprio ai bitcoin.
In altri termini, nuovi passi in avanti verso lo sviluppo di una “nuova” immagine dei bitcoin, che evidentemente sono riusciti a oltrepassare i danni di reputazione che avrebbero potuto creare i pirati informatici del caso Wannacry: molti hacker hanno infatti rubato dati sensibili a centinaia di aziende, chiedendo il riscatto in bitcoin, al fine di essere meno rintracciabili. Un “guaio” che tuttavia non sembra aver prodotto il temuto crollo delle quotazioni (anzi).
Siamo su Telegram
Rimani aggiornato con le ultime novità su investimenti e trading!