Lo yen continua ad apprezzarsi e, in fondo, il movimento della valuta giapponese è tutt’altro che sorprendente. Essendo una delle valute safe haven per eccellenza, in un clima di crescenti tensioni internazionali determinate dall’acuirsi dello stresso nel rapporto tra Corea del Nord e Stati Uniti, molti flussi di capitali sono andati proprio a terminare nello yen ma… a ragione o a torto?
Contrariamente ad altri scenari di tensione passata, le preoccupazioni questa volta riguardano proprio il Giappone, visto e considerato che la Corea del Nord sembra aver preso di mira il vicino arcipelago nipponico quale potenziale bersaglio di un attacco.
Insomma, lo yen è sotto attenzione di quegli investitori che sono alla ricerca di un approdo sicuro per i propri impieghi valutari ma, di contro, è altresì sotto attenzione degli analisti politici che temono che una eventuale escalation di violenza (per il momento, fortunatamente, è ancora uno scenario centrale), possa provocare un attacco proprio nei confronti del Giappone.
Peraltro, un simile comportamento nei confronti dello yen è esattamente l’opposto a quanto sta avvenendo in Corea del Sud, che proprio a causa delle tensioni con il vicino Nord ha visto il won deprezzarsi.
Probabilmente, il fatto che lo yen non stia subendo (per ora) gli effetti della crisi USA – Corea del Nord è frutto della possibilità di poter interpretare come scarsamente concrete le parole dei due presidenti. Trump qualche giorno fa ha risposto alle minacce della Corea del Nord affermando che Pyongyang “incontrerà fuoco, furia e, francamente, potere, del tipo che questo mondo non ha mai visto prima”, mentre dal canto suo il presidente coreano ha risposto con (forse) velleitari piani di attacco sull’isola di Guam.
Che si tratti di una schermaglia dialettica o qualcosa di più, saranno i prossimi giorni a svelarlo…
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