Tutte le principali borse della regione Asia-Pacifico hanno chiuso anche oggi in ribasso.
Lo Shanghai Composite ha perso lo 0,4% a 2.433,16 punti. Era dal giugno del 2010 che l’indice cinese non chiudeva a tali livelli. Gli investitori continuano ad essere preoccupati a causa del rallentamento dell’economia. A limitare le perdite è stata una notizia riportata dal “Securities Times” secondo cui il Governo cinese potrebbe intervenire attraverso un fondo pensione per sostenere il mercato azionario. Il settore immobiliare ha registrato anche oggi una debole performance. China Vanke (CN0008879206) ha perso lo 0,8%, Poly Real Estate (CN000A0KE8T0) l’1,5% e Gemdale (CNE000001790) l’1,7%.
Il forte calo dei prezzi dei metalli ha pesato sui minerari. Jiangxi Copper (CN0009070615) ha chiuso in ribasso del 3,3% e Shandong Gold Mining (CNE000001FR7) del 2,8%. Il prezzo dell’oro ha perso ieri a New York il 3,7% e quello del rame il 7,3%.
Tra i titoli dei produttori di carbone China Shenhua Energy (CN000A0ERK49) ha guadagnato lo 0,7% e Yanzhou Coal (CN0009131243) il 2%. Il prezzo del carbone è salito la scorsa settimana nel porto di Qinhuangdao, il più importante al mondo per l’esportazione del combustibile fossile, per la prima volta da quasi tre mesi.
L’Hang Seng ad Hong Kong ha perso l’1,4% a 17.668,80 punti. Sul mercato azionario della città costiera hanno pesato anche oggi i timori relativi al rallentamento dell’economia e alla crisi del debito sovrano. Tra i titoli dell’Hang Seng HSBC (GB0005405286) ha perso l’1,9%, Aluminum Corporation of China (CNE1000001T8) il 5,6%, Cheung Kong Holdings (HK0001000014) il 4,8%, China Mobile (HK0941009539) il 2,8%, Li & Fung (BMG5485F1445) il 3,5% e Sun Hung Kai Properties (HK0016000132) il 3%.
Tra le altre borse della regione Asia-Pacifico l’S&P/ASX 200 a Sydney ha perso l’1,6%, il Taiex a Taipei il 3,6%, il Kospi a Seul il 5,7% e il FTSE Straits Times a Singapore lo 0,8%. Secondo gli operatori il crollo della Borsa di Seul sarebbe stato causato alla fuga di capitali stranieri a seguito dei crescenti timori relativi ad una nuova recessione dell’economia globale.
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