Report: Investire in India (2) – Banche e Finanza

Un laptop mostra un grafico

Mezzo secolo di evoluzioni
Le recenti riforme del sistema bancario e finanziario indiano sono solamente gli ultimi importanti passi di un cammino complesso iniziato quasi mezzo secolo fa, e che tra cambi di rotta e differenti interpretazioni è ancora lungi dal completarsi. Dalla fine degli anni Sessanta all”’inizio degli anni Ottanta l”’India vive infatti l”’epoca della nazionalizzazione dei propri principali istituti bancari: le più rilevanti banche commerciali del Paese rientrano sotto il controllo statale che di fatti esercita il controllo sulle attività di raccolta e di impiego. Il processo inverso viene vissuto nell”’ultimo ventennio quando, per merito di alcune politiche di liberalizzazione del settore, sorgono numerosi istituti bancari soggetti di diritto privato, di piccola (a volte piccolissima) capitalizzazione. Alcune di queste banche diverranno, con il tempo, tasselli indispensabili nel mosaico bancario indiano.
La liberalizzazione del settore è poi proseguita con l”’apertura del capitale degli istituti di credito agli investitori stranieri, sebbene forti continueranno ad essere i limiti al possesso di capitale azionario degli stessi istituti, e all”’esercizio del diritto amministrativo di voto nelle assemblee societarie.
Oggi, sebbene il settore bancario e quello finanziario siano ben lontani dal poter essere considerati pienamente maturi, si può rilevare una proficua forma di competitività tra i vari istituti privati e pubblici, con una diffusione geografica e funzionale di grande rilevanza: 70.000 filiali, una crescita continua delle attività di raccolta e di impiego, una rinnovata eterogeneità della gamma delle offerte, un aumento dei volumi generati dal sistema del 15% annuo, l”’erogazione dei prestiti che si sviluppa a ritmi che sfiorano il 40% annuo, sono solamente alcuni degli elementi attorno ai quali ruotano le considerazioni fondamentali sul mondo bancario e finanziario indiano.
Le più recenti riforme, relative all”’ultima decade, hanno contribuito ad innalzare il livello qualitativo del sistema, intervenendo su un alto numero di aspetti in cui si avvertiva diffusa carenza: si è snellito l”’ambiente transazionale delle borse (con applicazione telematica alle procedure preesistenti, smaterializzazione dei titoli azionari, informatizzazione della National Stock Exchange (la borsa valori nazionale), si è dato luogo a opportune e ponderate privatizzazioni (esempio lampante riguarda la trasformazione in società per azioni delle borse valori), si è dato maggior peso e maggiore autonomia alla Security Exchange Board of India, ente di controllo delle borse indiane.

Le banche indiane oggi
Oggi il sistema bancario indiano è intensamente diversificato tra banche statali, banche di controllo pubblico, banche private. Il numero di banche pubbliche e banche private tende ad equivalersi (28 soggetti di diritto pubblico e 29 di diritto privato), sebbene il peso delle banche pubbliche sia di gran lunga prevalente rispetto a quello delle banche private (tali istituti controllano circa il 70% del mercato). Le banche straniere sono una trentina, una presenza di relativa scarsità tenendo in considerazione l”’importanza e l”’ampiezza del mercato bancario del Paese. Proprio la massiccia presenza di banche statali (anche se, nei confronti di un”’analisi del sistema bancario indiano sarebbe più corretto parlare in questo caso di banche del settore pubblico, o banche di proprietà dello stato), per molti osservatori rappresenta uno dei problemi maggiori del sistema stesso.
A capo del sistema bancario del Paese vi è senza dubbio la Reserve Bank of India, che in qualità di Banca Centrale assolve i compiti di gestione della politica monetaria e di regolamentazione. Oltre alla State Bank of India (INE062A01012), che forma una sorta di unico grande soggetto insieme ai sette istituti ad essa associati, ossia le Banche Statali di Bikaner & Jaipur (INE511401015), Mysore, Saurashtra, Travancore (INE600201011), Patiala, Hyderabad e Indore, esistono una ventina di banche nazionalizzate: Allahabad Bank (INE428A01015), Andhra Bank (INE428A01015), Bank of Baroda (INE028A01013), Bank of India (INE084A01016), Bank of Maharashtra (INE457A01014), Canara Bank (INE476A01014), Central Bank of India, Corporation Bank (INE112A01015), Dena Bank (INE077A01010), Indian Bank, Indian Overseas Bank (INE565A01014), Oriental Bank of Commerce (INE141A01014), Punjab & Sind Bank, Punjab National Bank (INE160A01014), Syndicate Bank (INE667A01018), Union Bank of India (INE692A01016), United Bank of India, UCO Bank (INE691A01018) e Vijaya Bank (INE705A01016).
La parte privata del settore bancario si compone di un equivalente numero di istituti bancari, di diversa dimensione e importanza: Bank of Rajasthan (INE320A01014), Bharat Overseas Bank (INE467A01013), Catholic Syrian Bank, Centurion Bank of Punjab (INE484A01026), Dhanalakshmi Bank (INE680A01011), Federal Bank (INE171A01011), HDFC Bank (INE040A01018), ICICI Bank (INE090A01013), IDBI Bank, (INE307A01011), IndusInd Bank (INE095A01012), ING Vysya Bank (INE166A01011), Jammu & Kashmir Bank (INE168A01017), Karnataka Bank (INE614B01018), Karur Vysya Bank (INE036D01010), Kotak Mahindra Bank (INE237A01010), SBI Commercial and International Bank, South Indian Bank (INE683A01015), Tamilnad Mercantile Bank, UTI Bank (INE238A01026), YES Bank (INE528G01019).
Tra gli istituti bancari a più grossa capitalizzazione vi è la già citata State Bank of India, sebbene siano diverse le banche private da poter ricordare: dalle straordinarie performance di ICICI Bank e di Kotak Mahindra, agli ottimi risultati di HDFC Bank e UTI Bank. Proprio la Kotak Mahindra è stata recentemente oggetto di analisi da parte della Viratechindia, che ha lanciato una raccomandazione di “Buy” sul titolo dell”’istituto di credito: evidentemente il sentimento di ottimismo sulle azioni della società non si è ancora spento dopo i fasti degli scorsi anni. Meno forti sono i segnali per le altre società bancarie appena citate: la Angel Broking ha recentemente segnalato una raccomandazione di”Hold” per le azioni del titolo di UTI Bank, mentre altri advisor internazionali si mantengono ancora su segnalazioni di “Buy”. Altrettanto diverse sono le osservazioni sulla HDFC Bank, sui cui titoli vertono segnali di “Hold” per Asit C Metha, mentre meno di due mesi fa Angel Broking ne ha modificato il rating passando da “Hold” a “Buy”. Sempre positivi i segnali per ICICI Bank, molto attiva anche sul campo degli investimenti internazionali (uno studio recente di Angel Broking consiglia l”’acquisto del titolo), e ovviamente per la State Bank of India, che oltre ad essere la banca a più grande per capitalizzazione del Paese, è anche quella che pare offrire le maggiori garanzie nel medio periodo, stando alle ultime considerazioni degli analisti dei broker del subcontinente.

La Borsa – Il Sensex
Parametro principale per misurare l”’andamento delle borse indiane, il Sensex (nome completo “Bombay Stock Exchange Sensitive Index”) è un indicatore composto dai trenta titoli più negoziati nella Borsa di Bombay, che per la sua data di nascita (1875) è la più antica organizzazione del suo genere in Asia.
Nonostante il BSE Sensex sia in larga compagnia (per la sola Borsa di Bombay è possibile individuare una dozzina di altri indici significativi, che suddividono i titoli quotati per capitalizzazione o per settore di appartenenza), esso è spesso utilizzato come metro di paragone per confrontare in linea temporale l”’avanzata inarrestabile dell”’economia indiana e la qualità del suo stato di salute finanziario.
A intervalli irregolari l”’autorità di Borsa di Mumbai rivede la sua composizione al fine di mantenere una stretta correlazione con le condizioni di mercato. Il 1 Aprile del 1979 il Sensex fu varato con base 100, e dal 1990 ad oggi il suo valore è aumentato di oltre 10 volte.
I titoli al suo interno sono diversificati in modo da essere il risultato di un”’attenta ponderazione dell”’andamento generale dell”’economia del subcontinente. Attualmente, con diverso peso, vi sono aziende appartenenti al mondo bancario e finanziario: HDFC Bank (INE040A01018), ICICI Bank (INE090A01013), State Bank of India (INE062A01012); produttori di auto e moto: Bajaj Auto (INE118A01012), Hero Honda Motors (INE158A01026), Maruti Udyog (INE585B01010), Tata Motors (INE155A01014); compagnie farmaceutiche: Cipla (INE059A01018), Dr. Reddy”’s Laboratories (INE089A01023), Ranbaxy Laboratories (INE015A01010); società nell”’information technology: Infosys (INE009A01021), Satyam Computer Services (INE275A01028), Tata Consultancy Services (INE467B01011), Wipro (INE075A01022); produttori e fornitori di fonti energetiche: Reliance Energy (INE036A01016), ONGC (INE213A01011); aziende del settore delle telecomunicazioni: Bharti Airtel (INE397D01016), Reliance Communications (INE276F01017); e compagnie operanti nel settore dell”’industria siderurgica e delle costruzioni, nelle attività estrattive e nelle industrie più o meno pesanti.
Dopo il calo dei primi anni del nuovo millennio, il Sensex ha avuto incrementi record, passando dai 3.377,28 punti del 31 dicembre 2002 ai 5.838,96 punti del 31 dicembre 2003 (incremento annuale del 72,89%), per poi giungere ai 6.602,69 punti del 31 dicembre 2004 (incremento annuale del 13,08%), ai 9.397,93 punti del 31 dicembre 2005 (incremento annuale del 42,33%) e ai 13.786,91 punti del 31 dicembre 2006 (incremento annuale del 46,70%). Nei primi mesi del 2007 il BSE Sensex ha sfondato la soglia dei 14.000 punti. Sebbene da più parti provengano degli allarmi dovuti ad un”’eccessiva liquidità presente nel sistema molti analisti finanziari credono che le Borse indiane abbiano ancora un forte potenziale.

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