Marchi emergenti, i nuovi player globali

Dalla Newsletter di Borsainside dello scorso 5 maggio:

Quanto possa essere fruttuoso avere un marchio molto noto lo hanno già mostrato lo scorso secolo molti gruppi del mondo occidentale, soprattutto americani. L’importanza del brand è aumentata negli ultimi anni in modo direttamente proporzionale alla globalizzazione degli scambi e all’apertura dei mercati su scala planetaria. Ancora sono le imprese made in USA a dominare la scena. Nella speciale classifica stilata da Brand Finance ben nove dei primi dieci marchi di maggior valore al mondo sono statunitensi. Le imprese dei Paesi emergenti stanno tuttavia guadagnando terreno.

I marchi di consumo degli emerging market sono interessanti per due motivi. Primo: le attuali valutazioni sono appetibili. I titoli di molti Paesi emergenti hanno infatti registrato ultimamente una debole performance. A pesare sono stati soprattutto il tapering da parte della Fed e la crisi ucraina. Secondo: le imprese che posseggono forti marchi sono per gli investitori di lungo termine un solido investimento anche nelle fasi di debolezza delle borse. Visto che la dipendenza dal ciclo economico è bassa, i loro affari sono relativamente stabili e i margini hanno spazi di miglioramento.

Pochi dei nostri lettori conosceranno MTN (ZAE000042164), eppur si tratta del marchio di maggior valore in Africa. L’operatore telefonico sudafricano è attivo in più di 20 Paesi, nel continente nero e nel Medio Oriente. MTN ha una presenza radicata su mercati con bassi livelli d’uso dei telefoni cellulari, che gli danno accesso a un enorme potenziale di clienti. Grazie alle eccellenti abilità operative la sua profittabilità è molto più elevata di quella dei concorrenti di mercato dei Paesi sviluppati. Il bilancio è solido, la quota di capitale proprio è pari al 52%. MTN crea forti utili e può quindi distribuire agli azionisti cospicui dividendi. Il rendimento è attualmente superiore al 5%.

In Cina, che potrebbe diventare già quest’anno la prima economia mondiale, ci sono molti grandi marchi che durante gli scorsi anni si sono imposti nel proprio Paese e espandono all’estero. Haier, per esempio. A differenza di altri gruppi cinesi il primo produttore mondiale di grandi elettrodomestici non ha iniziato la sua offensiva internazionale in altre economie emergenti, ma negli USA ed in Europa. Haier si è concentrato dapprima sui segmenti di nicchia, trascurati dai rivali occidentali, come i minifrigo. Questa strategia ha avuto successo. Negli ultimi dieci anni i ricavi sono aumentati del 125% raggiungendo nel 2014 CNY 180,3 miliardi (circa $29,5 miliardi). Haier, che genera oggi circa il 20% del suo giro d’affari in America, non ha affatto l’intenzione di fermarsi. In Europa potrebbe rafforzarsi significativamente acquistando Indesit (IT0000076197). Secondo le ultime voci di stampa Haier sarebbe infatti il favorito per una partnership con il gruppo italiano. Il potenziale di crescita è ancora molto elevato. Non a caso il KKR & Co. (US48248M1027) ha acquistato lo scorso autunno per circa $555 milioni il 10% di Qingdao Haier (CNE000000CG9), una delle due filiali quotate del gruppo cinese. Si è trattato del più importante investimento mai effettuato dal fondo di private equity in Cina.

In India, dopo la Cina il Paese più popoloso del pianeta, è Tata il marchio più forte. Brand Finance stima il valore economico delle quattro lettere a $21,1 miliardi. Pochi lo conoscono in Italia ma Tata è trentaquattresimo nella graduatoria del 2014 e precede gruppi noti ai più come Nike (US6541061031), Ford (US3453708600) oppure Nestlé (CH0012056047).
Il conglomerato racchiude sotto il suo ombrello oltre cento compagnie che operano nei più diversi settori: dalle telecomunicazioni all’information technology, dalla chimica ai beni di consumo, dall’energia alle costruzioni. Il giro d’affari complessivo è salito nell’esercizio 2012-13 a quasi $97 miliardi. Molte compagnie del gruppo Tata sono quotate in borsa. Le più grandi sono Tata Consultancy Services (INE467B01029) e Tata Motors (INE155A01022). Quest’ultima, quotata anche al NYSE, ha acquistato nel 2008 Jaguar e Land Rover, due dei più prestigiosi marchi britannici.

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