Quasi tutte le borse dell’America Latina hanno chiuso ieri in ribasso.
Il Bovespa a San Paolo ha perso il 3,4% a 66.511,10 punti. Era da quasi da due mesi che l’indice brasiliano non registrava tali perdite in una seduta. La crisi del debito sovrano si è drammaticamente inasprita. Standard & Poor’s ha tagliato il rating di lungo termine del Portogallo e della Grecia. Sulle borse internazionali si è scatenata una pioggia di vendite. Sul mercato azionario brasiliano hanno pesato inoltre i timori legati alla futura politica monetaria della Banca Centrale del Brasile. La maggior parte degli economisti crede che la Banca Centrale brasiliana aumenterà questa settimana i suoi tassi d’interesse di 50 punti base al 9,25%. Secondo alcuni esperti i tassi potrebbero in seguito salire in Brasile fino alla fine dell’anno a più del 12%. Petroleo Brasileiro (BRPETRACNPR6) perso il 3,9%. Il prezzo del petrolio ha perso ieri a New York il 2,1%. Vale (BRVALEACNPA3) ha perso il 4,9%. Il prezzo del rame ha chiuso ieri al NYMEX in ribasso del 4,6%. Gerdau (BRGGBRACNPR8), il primo produttore d‘acciaio dell’America Latina, ha perso il 5,3%. Fibria Celulose (BRFIBRACNOR9), il maggior fabbricante di cellulosa del mondo, ha chiuso in calo del 5,9%.
L’IPC a Città del Messico ha perso il 3,2% a 32.679,36 punti. Tra le blue chips messicane América Móvil (MXP001691213) ha perso l’1,4%, Cemex (MXP225611567) il 3,4%, Grupo Mexico (MXP370841019) il 3,7% e Wal-Mart de Mexico (MXP810081010) il 4,3%.
Tra gli altri listini del continente sudamericano il Merval a Buenos Aires ha perso il 2,6, l’IPSA a Santiago del Cile lo 0,6%, il Colcap a Bogotà lo 0,8% e il General a Lima l’1,6%. L’IBVC a Caracas ha guadagnato l’1,4%.
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