Le borse dell’America Latina hanno chiuso ieri contrastate.
Il Bovespa a San Paolo ha guadagnato meno dello 0,1% a 71.692,29 punti. Secondo quanto riporta il quotidiano “O Estado de S. Paulo” il Governo brasiliano starebbe considerando delle ulteriori misure per frenare l’apprezzamento del real tra cui un aumento dell’imposta sui capitali in entrata. BM&F Bovespa (BRBVMFACNOR3), la società che gestisce la Borsa di San Paolo, ha chiuso in ribasso del 3,6%. Tra i bancari Banco do Brasil (BRBBASACNOR3) ha perso l’1,5%, Banco Bradesco (BRBBDCACNPR8) lo 0,3% e Itau Unibanco (BRITAUACNPR3) lo 0,7%.
Petroleo Brasileiro (BRPETRACNPR6) ha guadagnato il 2,8% nonostante il prezzo del petrolio abbia perso ieri a New York lo 0,4%. Gli ultimi sondaggi relativi al secondo turno delle elezioni presidenziali indicano che il vantaggio di Dilma Rousseff sull’avversario José Serra si è notevolmente ridotto. Serra viene considerato dagli investitori un politico decisamente più vicino di Dilma agli interessi dell’impresa petrolifera.
Vale (BRVALEACNPA3) ha guadagnato l’1%. La produzione di minerale di ferro della rivale Rio Tinto (GB0007188757) ha raggiunto lo scorso trimestre dei livelli record.
L’IPC a Città del Messico ha guadagnato lo 0,1% a 34.836,50 punti (nuovo record storico). Tra le blue chips messicane América Móvil (MXP001691213) ha guadagnato lo 0,1% e Grupo Mexico (MXP370841019) lo 0,3%. Wal-Mart de Mexico (MXP810081010) ha perso lo 0,1% e Cemex (MXP225611567) lo 0,5%
Tra gli altri listini del continente sudamericano il Merval a Buenos Aires ha guadagnato lo 0,1% e il General a Lima lo 0,3%. L’IPSA a Santiago del Cile ha perso lo 0,5%, il Colcap a Bogotà l’1% e l’IBVC a Caracas lo 0,2%.
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