Dopo un primo semestre fortemente positivo, l’azionario europeo ha messo a dura prova gli investitori nelle ultime settimane. Attualmente detenere titoli azionari europei in portafoglio può creare non poche preoccupazioni, ma è necessario valutare con attenzione i cambiamenti effettivi, prima di prendere qualsiasi decisione. Nelle ultime settimane è cambiata solo la percezione associata alla detenzione di questi titoli, oltre al valore disponibile. In mancanza di peggioramenti dei fondamentali rilevabili nei mercati dell’Eurozona, sarebbe sbagliato a questo punto effettuare vendite dettate dal panico, proprio ora che i rendimenti potenziali sono migliorati con il notevole declino dei prezzi.
Di fatto, si tratta di un esempio calzante in base al nostro approccio, secondo il quale spesso le opportunità migliori emergono proprio quando gli investitori temono di più la volatilità di breve termine. Per questo nelle ultime settimane abbiamo incrementato l’esposizione all’azionario europeo.
L’elemento comportamentale nelle valutazioni
Il quadro di riferimento valutativo del fondo mette in evidenza le opportunità potenziali nelle varie asset class. Le valutazioni attuali nell’area dell’azionario europeo restano interessanti, in rapporto alla “neutralità” di lungo termine come definita dal team Multi Asset.
Tuttavia, i prezzi convenienti da soli non bastano a indicare un’opportunità di acquisto. Occorre accertarsi di comprendere l’origine della sottovalutazione di un asset, esaminando il contesto macroeconomico. Al momento, riteniamo probabile che ci sia un elemento comportamentale nel livello di premio al rischio disponibile in alcune aree dei mercati azionari europei.
I timori legati al flusso di notizie, come le difficoltà di un’importante banca portoghese e l’escalation delle tensioni in Ucraina, hanno creato una debolezza diffusa nell’azionario europeo, anche se questi problemi hanno poco a che fare con la qualità dei titoli in termini di fondamentali di lungo periodo, in regioni come la Spagna, l’Italia o la Germania. Dal punto di vista dei gestori, l’ondata di vendite che ha investito ultimamente questi mercati azionari sembra una reazione eccessiva e irragionevole, soprattutto considerando l’atteggiamento ancora molto accomodante della Banca centrale europea e il miglioramento o, quanto meno, la stabilizzazione generale dei fondamentali.
Politica favorevole
Fin dal discorso del “tutto il necessario” del presidente della BCE, Mario Draghi, accolto con favore dai mercati, le autorità europee si sono prodigate per ribadire l’impegno a sostenere la ripresa economica dell’Eurozona con ogni mezzo a disposizione. I segnali di inflazione restano modesti e i tassi d’interesse sono stati ridotti ai minimi storici, mentre gli interventi recenti della BCE hanno accennato sempre più spesso alla possibilità concreta di un quantitative easing. Di certo resta molto lavoro da fare, ma una politica così espansiva dovrebbe dare sostegno all’azionario.
Fondamentali in via di stabilizzazione
Si notano segnali evidenti di miglioramento dei fondamentali in varie economie dell’Eurozona, con la Spagna in prima fila dopo gli indicatori macro risultati più positivi negli ultimi tempi. Sia la Spagna che l’Italia hanno visto una stabilizzazione degli utili, che però sono tuttora decisamente depressi nell’Europa periferica rispetto ai livelli storici di lungo periodo, segno che resta un ampio margine di ulteriore recupero.
Alcuni Paesi dell’Europa cosiddetta core presentano un quadro molto più solido in termini di utili, ma continuano ad essere sottovalutati. Un buon esempio è la Germania, dove gli utili forward sono stati rivisti al rialzo.
Il livello attuale dei prezzi azionari in gran parte dell’Eurozona non tiene conto di questi miglioramenti, anzi riflette un’attenzione eccessiva al flusso di notizie a breve termine a scapito dei fattori fondamentali.
Posizionarsi per cogliere le opportunità
Questi movimenti di prezzo di tipo “episodico” rappresentano esattamente il genere di opportunità imperdibili cui guardiamo con estremo interesse. Tuttavia, è importante ricordare che, nonostante i segnali di ripresa economica nell’Eurozona a partire da inizio 2014, il recupero è stato finora complessivamente lento e debole, e permangono ancora rischi reali. Inoltre, il sell-off più recente mette in luce una fragilità persistente della fiducia degli investitori nelle prospettive europee. La cautela è d’obbligo e, nell’assumere decisioni di investimento, occorre valutare sempre i prezzi in relazione all’analisi fondamentale.
L’Eurozona non è un’entità monolitica, in termini di asset class. Esistono dinamiche molto diverse sia a livello dei prezzi che dei fondamentali, ad esempio tra la periferia e i Paesi più forti. Abbiamo incrementato l’esposizione all’azionario tedesco (dal 2% al 6%), ma riteniamo altrettanto allettante l’opportunità di investire nei titoli dell’Europa periferica. Abbiamo mantenuto una posizione del 4% in titoli azionari italiani, diversificando l’esposizione europea complessiva con una nuova quota del 4% nell’azionario spagnolo, alla luce del miglioramento degli indicatori fondamentali e delle valutazioni diventate più appetibili. Ciò contribuisce anche a rafforzare la diversificazione dell’esposizione azionaria totale del fondo che, inclusa la posizione del 3% nell’indice Eurostoxx 50, assorbe attualmente il 17% del patrimonio totale.
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