La ripresa economica dovrebbe rafforzarsi e ampliarsi gradualmente. Lo afferma la Banca Centrale Europea nel suo ultimo bollettino economico.
La BCE spiega che l’attività economica dovrebbe accelerare grazie al recente miglioramento del clima di fiducia delle imprese e dei consumatori, al netto calo dei corsi petroliferi, all’indebolimento del tasso di cambio effettivo dell’euro nonché all’effetto delle recenti misure di politica monetaria.
L’orientamento accomodante della politica monetaria, sostanzialmente rafforzato dal Programma di acquisto di attività (PAA), dovrebbe sorreggere la crescita del PIL in termini reali sia a breve termine sia su un orizzonte temporale più lungo.
La BCE prevede inoltre che l’economia reale tragga gradualmente beneficio dai progressi compiuti in materia di riforme strutturali e risanamento dei conti pubblici e che le esportazioni siano sorrette dai guadagni di competitività di prezzo e dalla ripresa mondiale.
Le proiezioni macroeconomiche per l’area dell’euro formulate dagli esperti della BCE a marzo 2015, che incorporano l’impatto stimato delle misure di politica monetaria, convenzionali e non convenzionali, adottate dal Consiglio direttivo, prevedono ora una crescita annuale del PIL in termini reali dell’1,5 per cento nel 2015, dell’1,9 per cento nel 2016 e del 2,1 per cento nel 2017. In precedenza gli esperti della BCE avevano previsto per il 2015 una crescita dell’1,0 per cento e per il 2016 dell’1,5% per cento.
Tuttavia, secondo la valutazione del Consiglio direttivo della BCE, i rischi per le prospettive economiche rimangono orientati verso il basso anche se si sono ridotti dopo alle ultime decisioni di politica monetaria e alla caduta dei corsi petroliferi.
Tra i fattori che continuano a ostacolare una ripresa più robusta dell’attività, la BCE cita principalmente il processo di aggiustamento dei bilanci in corso in diversi settori e il ritmo piuttosto lento di attuazione delle riforme strutturali. Inoltre, l’incertezza perdurante, ancorché in diminuzione, connessa alla crisi del debito sovrano a livello europeo e fattori geopolitici frenano la crescita nell’area dell’euro.
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