C’è grande attesa per la riunione del consiglio direttivo della BCE, in programma giovedì prossimo. I mercati sperano in un nuovo allentamento monetario dopo che gli ultimi dati macroeconomici hanno segnalato che la ripresa sta perdendo colpi. La CGIA avverte però che il Quantitative Easing (QE) lanciato da Mario Draghi è stato finora un flop.
L’Ufficio Studi dell’associazione mestrina indica in una nota che, a un anno dall’avvio dei massicci acquisti di titoli da parte della BCE (60 miliardi al mese), i problemi dell’Eurozona sono lungi dall’essere risolti.
Gli esperti della CGIA osservano che i risultati del QE sono stati deludenti specie se si considera che, nell’ultimo anno, il livello medio dei prezzi nell’Area della moneta unica è cresciuto di appena lo 0,1 per cento mentre i prestiti alle società non finanziarie europee sono scesi di 0,7 punti percentuali. Vi sono poi alcuni paesi in piena deflazione, come Spagna, Lituania e Slovenia.
Italia: Bassa inflazione e niente prestiti
In Italia, nonostante la BCE abbia acquistato più di 87 miliardi di titoli di stato, l’inflazione è salita di appena lo 0,2 per cento, mentre i prestiti alle società non finanziarie (cioè alle imprese) sono scesi del 2,3 per cento (pari a una contrazione di 15 miliardi di euro).
“L’acquisto di titoli del debito pubblico dei paesi dell’Euro – precisa il coordinatore dell’Ufficio studi Paolo Zabeo – ha contribuito a garantire una certa stabilità finanziaria ma è evidente come questa grossa iniezione di liquidità non stia raggiungendo i risultati sperati tant’è che l’inflazione è ferma, i prestiti alle imprese non ripartono e la crescita economica non trova lo slancio che servirebbe, creando preoccupazione negli operatori e riducendo la fiducia delle imprese. Insomma, il bazooka di Draghi non ha sortito gli effetti sperati. Una quota rilevante di questi 87 miliardi di euro sono finiti alle nostre banche che, però, hanno preferito trattenerseli, aumentando così il livello di patrimonializzazione come richiesto dalla BCE, anziché impiegarli nell’economia reale”.
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