Si è trattato di una settimana drammatica per la sterlina. Il cambio sterlina-dollaro è sceso del 4,2% a 1,2435, registrando la peggior performance settimanale dalla fine di giugno, ovvero da quando il risultato del referendum sulla “Brexit” scatenò una tempesta sui mercati finanziari. Dall’inizio dell’anno la valuta britannica si è deprezzata rispetto al dollaro del 15,7%.
Venerdì la sterlina è crollata nel giro di due minuti di più del 6,1% a 1,1841 dollari, toccando nuovi minimi da 31 anni. Su questo crollo improvviso (“flash crash”) si sono fatte alcune ipotesi, tra cui quella di un errore umano. Un trader potrebbe aver inviato un ordine abnorme rispetto alle sue intenzioni. Alcuni operatori ipotizzano anche una reazione a catena degli algoritmi dopo la chiusura di un’importante posizione.
Il governatore della Bank of England, Mark Carney, ha chiesto alla Banca dei regolamenti internazionali (BRI) di indagare sul crollo di venerdì.
Indipendentemente da quale sarà l’esito delle indagini, il “flash crash” non sarebbe probabilmente mai avvenuto se la sterlina non si trovasse sotto un’enorme pressione. Sempre più speculatori stanno scommettendo su un suo calo dopo l’incertezza causata dalla “Brexit”. Dagli ultimi dati del Commitment Of Trades (COT), pubblicati dopo il crollo di venerdì, è emerso che, nella settimana conclusasi il 4 ottobre, le posizioni nette corte sulla sterlina sono aumentate sul mercato dei future di circa 10.000 contratti a quasi 98.000 contratti. Si tratta di un nuovo livello record.
La premier Theresa May ha scelto la via del confronto con l’Unione Europea, affermando alla conferenza annuale del Partito Conservatore, tenutasi domenica scorsa, che non è pronta a compromessi in materia d’immigrazione. In questo modo ha segnalato che Londra non accetterà più la regola della libera circolazione, anche a costo di rinunciare al mercato unico.
Molti analisti stimano che la prospettiva di un’uscita “dura” (“hard Brexit”) del Regno Unito dall’UE avrà ancora un forte impatto sul forex. Secondo HSBC la sterlina si sarebbe trasformata da una valuta ciclica in una valuta politica e strutturale. “La valuta è ora di fatto l’opposizione ufficiale alle politiche del governo”, ha indicato la banca d’affari. HSBC si attende che la sterlina scenderà a 1,10 dollari entro la fine del 2017.
Anche per Berenberg i rischi per la sterlina si sono “pesantemente inclinati verso il basso” ed il suo corso sarà determinato dalle notizie e le voci sui negoziati per la “Brexit”.
Nordea crede invece che la crescente speculazione su una parità con il dollaro segnali che il fondo sia vicino. La banca scandinava prevede che la sterlina scenderà fino a $1,20 per poi tornare nell’arco di tre mesi a $1,27.
La sterlina si è deprezzata la scorsa settimana sensibilmente anche rispetto alle altre principali valute. Rispetto all’euro la sterlina ha perso il 3,8%, si è trattato del più forte calo settimanale dal gennaio del 2009. Rispetto allo yen la sterlina è scesa del 2,7%.
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