I prezzi dei metalli di base hanno chiuso oggi in rosso. Dopo il rally di ieri il prezzo del petrolio ha ritracciato. A pesare è stato inoltre l’ulteriore apprezzamento del dollaro. Il Dollar Index è salito oggi ai massimi da sette mesi a causa della crescente aspettativa che la Fed alzerà i tassi a dicembre. Se il dollaro si rafforza le materie prime denominate nella valuta statunitense diventano meno appetibili per chi possiede altre divise.
Il prezzo dell’alluminio ha perso al LME (London Metal Exchange) lo 0,7% a $1.679 per tonnellata. Durante la seduta il metallo, che viene utilizzato tra l’altro nella produzione di automobili, è salito fino a $1.693, ovvero ai massimi da quasi due mesi. L’alluminio ha beneficiato durante le scorse settimane del forte calo delle scorte nei magazzini del LME. Tuttavia alcuni analisti credono che il recente aumento dei prezzi sia ingiustificato. “Questi prezzi sono insostenibili alla luce delle sovraccapacità in Cina e sussiste un forte eccesso di offerta a livello globale, nonostante il calo delle scorte al LME”, ha indicato Commerzbank. Anche J.P. Morgan è prudente sulle ulteriori prospettive dell’alluminio. La banca d’affari statunitense ha osservato in una nota che la domanda del metallo potrebbe rallentare nel quarto trimestre a +5%, da +7,2% nei primi nove mesi del 2016.
Il prezzo del rame, che ieri era salito ai massimi da una settimana, ha perso lo 0,7% a $4.812 per tonnellata. Il metallo rosso non ha potuto beneficiare della notizia di 9.850 tonnellate già prenotate per il ritiro nel porto coreano di Gwangyang.
Il prezzo dello zinco ha chiuso in ribasso del 3,4% a $2.250 per tonnellata. A pesare è stata la notizia che la miniera di Antamina, in Perù, vuole raddoppiare la sua produzione a 340.000 – 360.000 tonnellate.
Tra gli altri metalli, il nichel ha perso l’1% a $10.430, il piombo il 2,5% a $2.047,50 e lo stagno l’1,3% a $19.825.
Il calo dei prezzi dei metalli ha penalizzato il settore minerario al London Stock Exchange (LSE). Anglo American (GB00B1XZS820) ha perso l’1,1%, BHP Billiton (GB0000566504) il 2,2%, Glencore (JE00B4T3BW64) il 2,7% e Rio Tinto (GB0007188757) l’1,9%.
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