Il prezzo del rame chiuso oggi a Londra per la nona seduta di fila in rialzo. Il future a tre mesi ha guadagnato al LME (London Metal Exchange) lo 0,8% a $4.958 per tonnellata. Nel corso della seduta il rame è salito fino a $4.965,50 per tonnellata, ovvero ai massimi dal 22 luglio.
Gli investitori continuano ad attendersi un miglioramento dei fondamentali per il rame dopo che l’attività manifatturiera cinese ha accelerato ad ottobre ai massimi livelli da più di due anni. La Cina consuma circa la metà del metallo rosso prodotto nel mondo.
I metalli di base hanno inoltre beneficiato anche oggi della debolezza del dollaro. Il biglietto verde è sceso significativamente rispetto alla sterlina dopo che l’Alta Corte di Londra ha deciso che il governo britannico non può avviare da solo il processo di uscita dalla Ue, attivando l’Articolo 50 del Trattato di Lisbona, senza un voto del Parlamento.
Il Dollar Index, l’indice che misura il valore del biglietto verde in relazione al paniere delle altre principali valute, è calato oggi fino a 97,04 punti, dai 97,38 punti di ieri. Se il dollaro si indebolisce le materie prime denominate nella valuta statunitense, come il rame, diventano più appetibili per chi possiede altre divise.
Il prezzo dello zinco ha chiuso in rialzo del 2,5% a $2.487 per tonnellata. A sostenere il metallo è stata anche oggi la recente chiusura di una miniera di Glencore (JE00B4T3BW64) in Australia. La notizia ha incrementato la speculazione su un calo dell’offerta sul mercato. Dall’inizio dell’anno lo zinco si è apprezzato di più del 50% ed è stato il miglior metallo al LME.
Tra gli altri metalli industriali l’alluminio ha guadagnato lo 0,3% a $1.731, il nichel l’1,5% a $10.48, il piombo l’1,8% a $2.092 e lo stagno l’1,6% a $21.105.
I titoli minerari non hanno potuto trarre vantaggio dall’aumento dei prezzi dei metalli ed hanno chiuso al London Stock Exchange (LSE) in rosso. Anglo American (GB00B1XZS820) ha perso il 2,7% Antofagasta (GB0000456144) l’1,1%, BHP Billiton (GB0000566504) il 2%, Glencore il 2,2% e Rio Tinto (GB0007188757) l’1,5%.
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