Il prezzo del rame ha chiuso oggi al LME (London Metal Exchange) per la seconda seduta di fila in calo. Il future a tre mesi ha perso l’1,6% a $5.433 per tonnellata.
La maggior parte degli esperti crede che il recente rally sia stato eccessivo. Il rame si è apprezzato la scorsa settimana di più dell’11%, registrando la migliore performance settimanale dal 2011. A scatenare gli acquisti è stata l’elezione di Donald Trump che durante la campagna elettorale ha promesso di lanciare importanti stimoli per l’economia.
Julius Baer ha indicato che anche se il neo presidente dovesse implementare il suo programma di investimenti nelle infrastrutture l’impatto sarebbe contenuto visto che il mercato statunitense è relativamente piccolo. Gli Stati Uniti hanno consumato infatti lo scorso anno 1,8 milioni di tonnellate di rame rispetto alle 10 milioni di tonnellate della Cina.
A pesare sui metalli di base è stato oggi l’ulteriore apprezzamento del dollaro. Il Dollar Index è salito ai massimi da 14 anni. Se il dollaro si apprezza, le materie prime denominate nel biglietto verde diventano meno appetibili per chi possiede altre divise.
Tra gli altri metalli di base, l’alluminio ha perso oggi al LME il 2,3% a $1.696, il piombo il 2,2% a $2.161, lo stagno il 2,1% a $19.875 e lo zinco il 3,5% a $2.523. Il nichel ha guadagnato controtendenza lo 0,4% a $11.330.
I titoli di quasi tutti i principali gruppi minerari hanno chiuso anche oggi in rosso al London Stock Exchange (LSE). Anglo American (GB00B1XZS820) ha perso lo 0,2% BHP Billiton (GB0000566504) l’1,2%, Glencore (JE00B4T3BW64) lo 0,4% e Rio Tinto (GB0007188757) l’1,4%. Antofagasta (GB0000456144) ha guadagnato lo 0,2%.
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