Dopo due ribassi di fila il prezzo del rame ha chiuso oggi al LME (London Metal Exchange) in netto rialzo. Il future a tre mesi ha guadagnato l’1,2% a $5.495,50 per tonnellata.
La seduta è stata volatile. Gli operatori hanno indicato che sul mercato continuano ad esserci molti speculatori. Il prezzo del rame ha guadagnato la scorsa settimana più dell’11%. A spingere gli acquisti è stata la speculazione su un aumento della domanda dopo l’elezione di Donald Trump. Il tycoon newyorkese ha infatti promesso durante la campagna elettorale importanti investimenti nelle infrastrutture.
Tuttavia gli esperti ritengono che il recente rally sia stato ingiustificato. In base ad un’indagine condotta da FocusEconomics tra 22 banche d’investimento e istituzioni specializzate nelle materie prime, nessuna si attende per il quarto trimestre un prezzo medio superiore alle attuali quotazioni.
Anche Richard Adkerson, il CEO di Freeport McMoRan (US35671D8570), il maggiore produttore mondiale di rame quotato in borsa, ha indicato che l’elezione di Trump non avrà un significativo impatto sul mercato “Affinché la domanda di rame sia robusta è necessaria una positiva situazione economica in Cina”, ha affermato.
A contribuire a sostenere il prezzo del rame è stata oggi la notizia che Anglo American (GB00B1XZS820) ha fermato tutte le operazioni nella sua miniera di Los Bronces in Cile, che è stata occupata da alcuni lavoratori in protesta. Il sito ha prodotto lo scorso anno 402.000 milioni di tonnellate del metallo rosso.
Intanto le scorte di rame sono salite oggi nei magazzini di 2.275 tonnellate a 257.875 tonnellate. Dai massimi annui raggiunti a settembre c’è stato tuttavia un calo del 32%.
Tra gli altri metalli di base, l’alluminio ha perso oggi al LME lo 0,5% a $1.685, il nichel lo 0,8% a $11.240 e lo zinco lo 0,4% a $2.514. Il piombo ha guadagnato lo 0,4% a $2.169,50 e lo stagno l’1,6% a $20.200
I titoli dei principali gruppi minerari hanno registrato oggi una ripresa al London Stock Exchange (LSE). Anglo American (GB00B1XZS820) ha guadagnato il 3%, Antofagasta (GB0000456144) il 2,3%, BHP Billiton (GB0000566504) l’1,8%, Glencore (JE00B4T3BW64) lo 0,5% e Rio Tinto (GB0007188757) l’1,9%.
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