Il prezzo del rame ha chiuso oggi al LME (London Metal Exchange) in netto ribasso. Il future a tre mesi ha perso l’1,3% a $5.423 per tonnellata. Durante l’intera settimana la quotazione del rame è scesa del 2,3%.
A pesare sui prezzi dei metalli di base è stato oggi il nuovo apprezzamento del dollaro. Il Dollar Index è salito ai massimi da quasi quattordici anni dopo che Janet Yellen ha indicato ieri che la Fed potrebbe alzare i tassi d’interesse “relativamente presto”. La forza del dollaro è un fattore negativo per le materie prime denominate nel biglietto verde, perché le rende più care per chi possiede altre divise.
Ad avere un impatto negativo sul rame sono stati anche i segnali di rallentamento arrivati dal mercato immobiliare cinese. I prezzi delle nuove case sono aumentati in Cina ad ottobre dell’1,1%, dal +1,8 % di settembre. Il settore cinese delle costruzioni è un importante consumatore del metallo rosso.
Tra gli altri principali metalli l’alluminio ha guadagnato oggi al LME lo 0,4% a $1.694 (-2,9% in settimana) e lo zinco lo 0,2% a $2.537 (+2,6% in settimana). Lo stagno ha chiuso invariato a $20.200 (-5,5% in settimana). Il nichel ha perso il 3,4% a $10.855 (-3,5% in settimana) e il piombo l’1,4% a $2.139 (+1,3% in settimana).
I principali titoli minerari hanno chiuso oggi in rosso al London Stock Exchange (LSE). Anglo American (GB00B1XZS820) ha perso il 3,3%, Antofagasta (GB0000456144) il 3,1%, BHP Billiton (GB0000566504) l’1,2%, Glencore (JE00B4T3BW64) il 2,2% e Rio Tinto (GB0007188757) il 2,9%.
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