Il prezzo del rame ha chiuso oggi al LME (London Metal Exchange) in leggero ribasso. Il future a tre mesi ha perso lo 0,1% a $5.782 per tonnellata. A frenare il prezzo del rame è stato il forte apprezzamento del dollaro. Il Dollar Index è balzato fino a 101,25 punti, dai 100,22 punti di ieri. Il dollaro ha beneficiato soprattutto del significativo indebolimento dell’euro dopo che la BCE un’estensione del suo programma di acquisti di asset al dicembre del 2017. Un dollaro più forte è un fattore negativo per i metalli, che sono denominati nel biglietto verde, perché li rende più cari per chi possiede altre divise.
In precedenza il rame aveva beneficiato dei dati relativi al commercio estero della Cina. Le importazioni cinesi sono aumentate a novembre del 6,7%. Si è trattato del più forte aumento dal settembre del 2014. Le sole importazioni di rame sono balzate del 31%.
Sul lato dell’offerta le scorte on warrant, ovvero quelle non destinate alla consegna, ma messe a disposizione degli investitori, sono calate nei magazzini del LME di ulteriori 7.550 tonnellate. Si è trattato del quindicesimo calo giornaliero di fila.
Tra gli altri metalli di base, il nichel ha perso oggi al LME il 2,7% a $11.100, il piombo l’1,6% a $2.284, lo stagno lo 0,8% a $20.925 e lo zinco l’1,9% a $2.689. L’alluminio ha guadagnato controtendenza l’1% a $1.723,50 per tonnellata.
Quasi tutti i principali titoli minerari hanno chiuso oggi al London Stock Exchange (LSE) in rialzo. Antofagasta (GB0000456144) ha guadagnato l’1,6%, BHP Billiton (GB0000566504) lo 0,8%, Glencore (JE00B4T3BW64) il 2% e Rio Tinto (GB0007188757) il 2,3%. Anglo American (GB00B1XZS820) ha perso lo 0,6%.
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