Il prezzo del rame ha chiuso oggi al LME (London Metal Exchange) in rialzo. Il future a tre mesi ha guadagnato lo 0,7% a $5.825 per tonnellata. Dalla Cina, il maggiore consumatore mondiale di rame, sono arrivati oggi nuovi segnali di stabilizzazione dell’economia. I prezzi al consumo sono aumentati a novembre del 2,3%, dal +2,1% di ottobre. Si è trattato del più forte aumento da aprile. I prezzi alla produzione sono aumentati a novembre del 3,3%, a fronte del +1,2% del mese precedente. Si è trattato del più forte aumento da più di cinque anni.
Anche i dati sulle scorte hanno contribuito a sostenere il prezzo del rame. Le scorte nei magazzini del LME sono scese ai minimi da metà agosto, mentre quelle del SHFE (Shanghai Futures Exchange) sono calate del 2,5% rispetto a venerdì scorso. Durante l’intera settimana il rame si è apprezzato dell’1,1%.
Il nichel si è apprezzato oggi al LME il 2,7% a $11.470 per tonnellata (+0,1% in settimana). Il metallo ha beneficiato dell’aspettativa che il governo filippino sospenderà l’attività in altre miniere a causa dei rischi per l’ambiente. Le Filippine sono il maggiore produttore mondiale di nichel ed hanno già chiuso alcuni siti per motivi ambientali.
Tra gli altri principali metalli l’alluminio ha guadagnato oggi al LME l’1,5% a $1.755 (+2,4% in settimana), il piombo l’1,6% a $2.320 (+2,2% in settimana) e lo zinco lo 0,8% a $2.711 (+1,6% in settimana). Lo stagno ha chiuso invariato a $20.925 (-0,6% in settimana)
Quasi tutti i principali titoli minerari hanno chiuso oggi al London Stock Exchange (LSE) in ribasso. Anglo American (GB00B1XZS820) ha perso il 2,5%, BHP Billiton (GB0000566504) l’1,3%, Glencore (JE00B4T3BW64) lo 0,9% e Rio Tinto (GB0007188757) il 2,1%. Antofagasta (GB0000456144) ha guadagnato lo 0,6%.
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