Il prezzo del rame ha chiuso anche oggi in forte ribasso. Il future a tre mesi ha perso al LME (London Metal Exchange) il 2,5% a $5.495 per tonnellata. Si tratta del più basso livello da circa quattro settimane.
Le scorte di rame nei magazzini del LME sono aumentate venerdì di 38.400 tonnellate. Si è trattato del più forte aumento giornaliero dal luglio del 2001. Dai minimi raggiunti lo scorso 8 dicembre le scorte sono aumentate del 62% e si trovano ora ai massimi da circa due mesi.
A pesare sul prezzo del rame è stata inoltre anche oggi la forza del dollaro. Il Dollar Index è tornato temporaneamente sopra 103 punti, e resta nei pressi dei suoi massimi dal dicembre del 2002. L’apprezzamento del dollaro è negativo per i metalli di base, che sono denominati nel biglietto verde, perché li rende più cari per chi possiede altre valute.
Il prezzo dello zinco ha perso il 4,5% a $2.608 per tonnellata. Gli operatori hanno parlato di prese di beneficio prima della fine dell’anno. Lo zinco, utilizzato nella galvanizzazione dell’acciaio, si è apprezzato finora nel 2017 del 62%, registrando la migliore performance tra i metalli di base.
Il piombo ha perso il 3,4% a $2.169 per tonnellata. Commerzbank ha indicato in una nota che il piombo è dopo lo zinco il metallo che ha incrementato maggiormente di valore quest’anno, anche il suo potenziale di correzione è di conseguenza maggiore rispetto ad altri metalli.
L’alluminio ha perso oggi al LME lo 0,3% a $1.712, il nichel il 2,6% a $10.880 e lo stagno lo 0,1% a $21.200.
Quasi tutti i principali titoli minerari hanno chiuso oggi al LSE (London Stock Exchange) in ribasso. Anglo American (GB00B1XZS820) ha perso lo 0,8%, Antofagasta (GB0000456144) l’1,3%, BHP Billiton (GB0000566504) l’1,8% e Rio Tinto (GB0007188757) l’1,3%. Glencore (JE00B4T3BW64) ha chiuso invariato.
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