Il 2016 è stato un eccellente anno per i metalli industriali. La superstar è stata lo zinco che si è apprezzato al LME (London Metal Exchange) di ben il 60%, toccando temporaneamente i massimi da nove anni.
I metalli di base hanno iniziato il 2016 sottotono a causa della debole crescita della domanda in Cina e dell’eccesso di offerta sui mercati. La situazione è migliorata nel corso dell’anno dopo che il governo cinese ha pompato denaro nell’economia, soprattutto nelle infrastrutture.
L’ottimismo è poi salito significativamente dopo l’elezione di Donald Trump a presidente degli Stati Uniti. Gli stimoli fiscali promessi dal tycoon newyorkese hanno accesso la speculazione su un forte incremento della domanda di metalli.
Lo zinco, che ha chiuso l’anno a $2.576 per tonnellata, ha beneficiato della chiusura di alcune miniere, delle minori forniture e dell’aspettativa di un deficit sul mercato.
Il prezzo del rame ha finito il 2016 a $5.535 per tonnellata, in aumento del 18% rispetto al 2015. Per il metallo rosso si è trattato del primo anno positivo dal 2012. Secondo i dati elaborati dall’ICSG (l’International Copper Study Group), il mercato mondiale del rame raffinato ha registrato nei primi nove mesi del 2016 un deficit di produzione di circa 84.000 tonnellate, contro il deficit di circa 28.000 tonnellate nello stesso periodo dello scorso anno.
Lo stagno ha chiuso oggi a $21.125 per tonnellata, guadagnando durante l’intero 2016 il 45%. A spingere il valore del metallo è stato il forte calo dell’offerta. Le scorte nei magazzini del LME si trovano nei pressi dei minimi da otto anni.
Il nichel ha chiuso a $10.020 per tonnellata, in rialzo del 14% rispetto al 2015. Il metallo era sceso a febbraio fino a $7.550 per tonnellata, ovvero ai minimi da dodici anni, ma ha poi registrato una sensibile ripresa grazie all’aumento della domanda da parte delle fonderie cinesi di acciaio inossidabile. Le Filippine, il maggiore produttore mondiale di nichel, hanno inoltre chiuso alcune miniere a causa dei rischi per l’ambiente.
L’alluminio ha chiuso oggi a $1.693 per tonnellata, guadagnando quest’anno il 12%. Anche il piombo si è apprezzato nel 2016 del 12%. Il metallo, utilizzato tra l’altro nella produzione di batterie, ha finito l’anno a $2.016 per tonnellata.
Il notevole apprezzamento dei metalli ha messo le ali ai principali titoli minerari al London Stock Exchange (LSE). Anglo American (GB00B1XZS820) ha guadagnato quest’anno il 287,4%, Antofagasta (GB0000456144) il 44,5%, BHP Billiton (GB0000566504) il 76,1%, Glencore (JE00B4T3BW64) il 206,5% e Rio Tinto (GB0007188757) il 68,4%.
Guardando al futuro, i prezzi dei metalli potrebbero scendere nel breve termine a causa di fattori stagionali e della forza del dollaro. Le lunghe vacanze per il Capodanno cinese faranno rallentare nel primo trimestre l’attività manifatturiera del maggiore consumatore mondiale di materie prime. Il dollaro quota nei pressi dei massimi da 14 anni e potrebbe ancora salire se Trump manterrà le sue promesse elettorali. Un apprezzamento del biglietto verde è negativo per i metalli perché li rende più cari per le imprese che possiedono altre valute.
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