Il prezzo del rame ha preso oggi il volo. Il future a tre mesi ha guadagnato al LME (London Metal Exchange) il 4,6% a $6.090 per tonnellata. Si tratta del più alto livello dal 29 maggio del 2015.
BHP Billiton (GB0000566504) ha annunciato l’interruzione della produzione a Escondida, la più grande miniera di rame al mondo, “per cause di forza maggiore”. L’annuncio è arrivato dopo che i minatori hanno iniziato ieri uno sciopero perché le loro richieste non sono state accolte dal gruppo minerario. La miniera di Escondida produce circa 1 milione di tonnellate di rame all’anno, pari al 5% dell’offerta mondiale. Una lunga protesta potrebbe quindi avere un significativo impatto sul mercato del metallo rosso.
Continua inoltre a sussistere incertezza sulle esportazioni dalla miniera di Grasberg in Indonesia, la seconda più grande del mondo. Freeport McMoRan (US35671D8570), il gruppo che controlla il sito, non ha potuto ancora trovare un accordo con il governo indonesiano su una nuova licenza.
A spingere il prezzo del rame è stato anche l’aumento della fiducia nella domanda dopo che le esportazioni e le importazioni della Cina hanno registrato a gennaio una forte crescita. Il Paese asiatico è di gran lunga il maggiore consumatore mondiale di rame.
Anche gli altri metalli industriali hanno chiuso in forte rialzo. L’alluminio ha guadagnato oggi al LME l’1,4% a $1.875, il nichel il 3,7% a $10.660, il piombo il 2,8% a $2.400, lo stagno il 2,1% a $19.475 e lo zinco il 3,3% a $2.924.
Il rally dei prezzi dei metalli ha spinto i principali titoli minerari al LSE (London Stock Exchange). Anglo American (GB00B1XZS820) ha guadagnato il 4,4%, Antofagasta (GB0000456144) il 4,7%, BHP Billiton (GB0000566504) il 2,4%, Glencore (JE00B4T3BW64) il 2,7% e Rio Tinto (GB0007188757) il 5,6%.
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