Il prezzo del rame ha chiuso oggi in netto ribasso. Il future a tre mesi ha perso al LME (London Metal Exchange) l’1% a 5.858 dollari per tonnellata. Si tratta del più basso livello dal 24 febbraio.
Il governo cinese si attende che l’economia crescerà nel 2017 intorno al 6,5%, dopo un +6,7% nel 2016 che è stato il più basso tasso di espansione del PIL dal 1990. La notizia è negativa per il rame, visto che la Cina è di gran lunga il suo maggiore consumatore a livello mondiale.
A pesare sul metallo rosso è stato inoltre il nuovo apprezzamento del dollaro. Il Dollar Index è salito oggi fino a 101,75 punti, dai 101,38 punti di venerdì. Visto che i metalli industriali sono denominati in dollari, un aumento della quotazione del biglietto verde li rende meno attrattivi per chi possiede altre valute.
Ad evitare un più forte ribasso del prezzo del rame è stato il persistente sciopero ad Escondida. Il governo cileno si attende che l’interruzione della produzione nella più grande miniera di rame al mondo costerà al Paese circa un punto percentuale di PIL nel mese di febbraio.
Tra gli altri metalli industriali, l’alluminio ha perso lo 0,9% a 1.876 dollari, il piombo lo 0,3% a 2.243 dollari, lo stagno lo 0,3% a 19.450 dollari e lo zinco l’1,2% a 2.740,50 dollari. Il nichel ha guadagnato controtendenza l’1% a 11.095 dollari.
Tutti i principali titoli minerari hanno chiuso oggi al LSE (London Stock Exchange) in ribasso. Anglo American (GB00B1XZS820) ha perso il 2,7%, Antofagasta (GB0000456144) il 2,2%, BHP Billiton (GB0000566504) l’1,9%, Glencore (JE00B4T3BW64) il 3,5% e Rio Tinto (GB0007188757) il 2,1%.
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