Il governo May ha anticipato che tra 7 giorni esatti, mercoledì 29 marzo, notificherà l’intenzione di uscire dall’Unione Europea. Il presidente del Consiglio Europeo Donald Tusk ha riscontrato prontamente, rendendo noto che entro 2 giorni dalla notifica presenterà ai 27 Stati Membri la bozza delle linee guida per il negoziato.
A quel punto, le tempistiche potrebbero essere sgradite alla May, che vorrebbe avviare subito i negoziati: il biennio utile per poter disciplinare l’uscita dall’UE parte infatti proprio dal ricorso ex art. 50 del Trattato di Lisbona, ma le discussioni non partiranno fino a quando non sarà convocato un vertice straordinario UE per conferire il mandato di negoziazione alla Commissione Europea che dovrà poi redigere le direttive per i negoziati.
Inizialmente era stata fissata la data del 6 aprile ma, considerata la ristrettezza dei tempi, è molto probabile che si andrà a slittare di almeno un mese, con i negoziati che inizieranno dopo un altro mese. Insomma, se tutto dovesse andare come da righe precedenti, significherebbe “perdere” due mesi di tempo, non certo a beneficio dell’UE.
Peraltro, il timore che vi possa essere uno stallo nei negoziati già dai primi giorni dei negoziati, ha determinato un calo della sterlina che potrebbe perdurare per qualche tempo. I rischi che le due parti giungano a immediato scontro sono altissimi: si pensi a come andranno ad essere disciplinate le relazioni economico – commerciali tra Regno Unito e UE, o ancora la penale di recesso di 60 miliardi di euro che l’Unione Europea vorrebbe addebitare al Regno Unito, o ancora la questione dei diritti dei cittadini UE residenti nel Regno.
Come se non bastasse, ad aggiungere ulteriore aleatorietà è anche la questione dell’eventuale referendum per l’indipendenza della Scozia, sul quale già entro la giornata di oggi se ne dovrebbe sapere di più.
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