Cambia il cielo sopra l’euro. O, per lo meno, le nubi antieuropeiste che si erano accumulate in questa prima parte dell’anno sembrano essere state spazzate via dalle buone notizie dall’Olanda (prima) e dalla Francia (poi). Tanto che, a ben vedere, l’euro ha chiuso la settimana in rialzo, evitando tracolli dopo aver toccato nuovi massimi a 1,10 EUR/USD dopo la vittoria di Macron alle presidenziali transalpine.
In tal senso, un segnale sicuramente non sottovalutabile è rappresentato dal fatto che il mercato speculativo la scorsa settimana è tonato lungo sull’euro, per la prima volta dagli ultimi tre anni. Per gli analisti, quanto sopra è probabilmente uno dei più chiari segnali di come la svolta rialzista dell’euro sia in grado di avvicinarsi nei prossimi mesi e avverrà sicuramente entro la fine dell’anno, sebbene non vi siano ancora troppe indicazioni sulla dimensione e sulla velocità della risalita.
Ad ogni modo, più sul breve termine è necessario attendersi potenziali deprezzamenti da parte della valuta unica europea. Non bisogna infatti dimenticare che lo scenario di un prossimo rialzo dei tassi della Federal Reserve già nel corso del mese di giugno si sta consolidando, e che per poter testare la resistenza di forza dell’euro sarà necessario che i dati della propria area non deludano e che la BCE non allenti la propria retorica comunicativa sulla normalizzazione della politica monetaria.
In tale ambito, la settimana entrante offrirà sicuramente diversi spunti utili in tal proposito, come i molti discorsi da parte dei membri della Banca Centrale Europea, (primo fra tutti quello di Draghi giovedì) e i molti dati in uscita, come lo ZEW tedesco di maggio, la seconda stima del Pil area euro, la seconda stima dell’inflazione dell’area e la fiducia dei consumatori.
Seguici su Telegram
Rimani aggiornato con guide e iniziative esclusive per gli iscritti!