La scommessa di Theresa May è andata alla deriva. Non totalmente – per carità – ma l’azzardo delle elezioni anticipate non ha evidentemente pagato, visto e considerato che, quando mancano appena 4 collegi su 650 all’appello, la premier leader dei conservatori ha ottenuto solamente 315 seggi, con il 42,40% delle preferenze, contro i 261 seggi dei laburisti (con il 40,08% delle preferenze), i 35 seggi dell’SNP (con il 3,05% delle preferenze), i 12 seggi dei libdem (con il 7,27% delle preferenze) e i 10 seggi del DUP (con lo 0,91% delle preferenze).
Ma cosa significa tutto ciò? In sintesi, è probabile che Theresa May, vincitrice, sia considerabile come la principale sconfitta di questa tornata elettorale. Non essendo nemmeno riuscita ad eguagliare il risultato della precedente consultazione, il partito conservatore ha perso 12 seggi rispetto ai 330 seggi su cui poteva contare in precedenza, mentre i laburisti andranno a guadagnarne 29. Visibilmente delusa, la May ha sottolineato che il Paese ha bisogno di stabilità, e che i conservatori lavoreranno per poterla garantire. La leader si è finora mantenuta prudente sul risultato conseguito, insistendo nel voler attuare la Brexit e nel difendere l’interesse nazionale. Sicuramente di differente tenore è stato il discorso di Corbyn, leader laburista, che è riuscito a riportare il partito ai livelli del 2010, recuperando una trentina di seggi.
A questo punto, rimane da comprendere in che modo il nuovo governo riuscirà a formarsi. Quel che appare certo è che la May andrà a trovare qualche sponda in un alleato, qualsiasi esso sia. In tal senso, Menzies Campbell, portavoce dei libdem (13 seggi) ha già segnalato come sia “molto difficile” che si possa entrare a far parte di una coalizione, con la presidente Brinton che ha poi spiegato come i libdem non intendono collaborare né con laburisti né con conservatori.
Aprono invece le porte a un potenziale accordo i nordirlandesi del DUP, forti di 10 seggi che, uniti a quelli dei conservatori, potrebbero garantire alla May la maggioranza, pur molto ridotta. In ogni caso, dal partito sono emerse voci di attenuazione della hard Brexit. Dal canto loro, i labour sono pronti a formare un governo di minoranza, nella consapevolezza – sottolineano alcuni degli esponenti di spicco del movimento – che una coalizione tra May e DUP sarebbe una “coalizione del caos”.
Per quanto concerne i riflessi internazionali, si noti come Pierre Moscovici, Commissario Europeo agli affari economici e finanziari, abbia dichiarato come il voto britannico non sia andato come previsto, ma che non deve essere inteso come un referendum bis, considerato che la Brexit è stata richiesta dal parlamento quasi all’unanimità, e che tra due anni dovrà avere luogo.
È inoltre evidente come il risultato elettorale abbia fatto scivolare la sterlina contro dollaro e contro euro, e che lo scenario che si è così formato sia uno dei peggiori possibili, alimentando nuova incertezza e nuova aleatorietà intorno a Londra. Vedremo se, nella giornata di oggi, lo shock verrà immediatamente riassorbito, o si creeranno nuove condizioni di sviluppo del trend valutario.
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