La conferenza stampa della Banca Centrale Europea, giunta a margine della riunione del mese di giugno, ha delineato l’esistenza di uno scenario piuttosto positivo in termini di crescita economica, con una revisione al rialzo delle stime di sviluppo del prodotto interno lordo, e con un giudizio sui rischi legati alla crescita che diventano “sostanzialmente bilanciati” da “ancora sbilanciati verso il basso”, come erano invece stati oggetto di definizione nel corso del precedente meeting in calendario ad aprile.
Tuttavia, nel contempo sono giunti anche dei segnali piuttosto prudenti sul fronte dei prezzi, con l’inflazione che è stata rivista al ribasso e, ulteriormente, con la nuova evidenziazione da parte del Presidente della BCE Mario Draghi, secondo cui l’inflazione sottostante resta ancora molto modesta. Di fatti, come ben riassume Draghi, se è vero che l’omissione nel comunicato iniziale della possibilità che i tassi possano essere più bassi dei livelli attuali è strettamente collegata al fatto che i rischi di coda di deflazione sono “definitivamente scomparsi”, è anche vero che lo scenario sui prezzi ha ancora bisogno di una presenza efficace e ben “visibile” della BCE, attraverso la conferma di una politica monetaria estremante accomodante.
Ulteriormente, la Banca ha evidenziato ancora una volta che nell’ipotesi in cui le prospettive diventassero meno favorevoli o – di contro – se le condizioni finanziarie non fossero più in linea con ulteriori progressi verso un adeguamento sostenuto dell’inflazione, “il consiglio direttivo è pronto ad aumentare il programma a livello di ammontare o a prolungarlo” e che d’altra parte non ha discusso l’eventuale tapering né in termini di tempistica né di modalità.
Tornando alle previsioni economiche e alle revisioni al rialzo effettuate, la BCE ha diramato stime più confortanti, con un auspicio sulla crescita economica che diviene dell’1,9 per cento per il 2017, dell’1,8 per cento per il 2018 e dell’1,7 per cento per il 2019: in sintesi, per ogni anno oggetto delle previsioni della Banca, è stata prodotta una revisione al rialzo di un decimo di punto percentuale.
Lo scenario dei prezzi subisce invece una rivisitazione ancora più significativa (ma in segno negativo) rispetto a quella che era stata formulata in occasione dell’ultimo aggiornamento, con l’inflazione all’1,5 per cento nel 2017, all’1,3 per cento nel 2018 e all’1,6 per cento nel 2019. Pertanto, contrariamente alla revisione di un decimo di punto percentuale che è stata compiuta nei confronti delle stime di crescita economica, in questo caso la revisione è stata ben più ampia e pari a tre decimi al ribasso, per l’anno prossimo.
Sintetizzando quanto avvenuto ieri, appare chiaro come nonostante la positiva revisione al rialzo della crescita, il messaggio diramato da Mario Draghi sia quello di un’inflazione che non riesce ancora a salire in maniera confortante, al netto delle oscillazioni temporanee che stiamo vedendo in relazione al prezzo del greggio. Ne consegue che la BCE non potrà che rimanere ancora a lungo in una posizione accomodante, con toni che il mercato sta interpretando in senso discretamente espansivo.
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