Tempi duri per le valute digitali: la banca centrale russa vuole infatti bloccare l’accesso ai siti che offrono scambi di criptovalute, tra cui Bitcoin, andando ad aggiungersi a Cina e Corea del Sud nella schiera di Paesi che stanno ostacolando lo sviluppo delle monete virtuali in giro per il mondo.
Ad affermare quanto potrebbe avvenire nei confronti delle valute digitali è la stessa dirigenza della Banca centrale russa, non nuova ad atteggiamenti particolarmente contrari nei confronti delle monete virtuali, che ha affermato che non si tratta di “valute estere” e che “non hanno nulla di concreto”.
Le dichiarazioni del direttore della Banca centrale russa Sergei Shvetsov hanno ovviamente catturato nell’immediato l’attenzione degli investitori, con Shvetsov che ha presto rincarato la dose affermando che non è possibile aprire le porte in modo così diretto e incondizionato a strumenti finanziari inaffidabili, a volte insicuri e comunque avvolti dal mistero.
Affermazioni, quelle del direttore, che ben si inseriscono nella linea tracciate dalla governatrice Nabiullina, che aveva sostenuto in precedenza la totale differenza fra le valute estere e le criptovalute, definendo le prime delle valute che possono vantare uno Stato o un ente in grado di produrle, e delle banche centrali a supporto. Requisiti che, evidentemente, le criptovalute non hanno per stessa natura di tale strumento.
E nel resto del mondo? L’atteggiamento nei confronti delle valute digitali è piuttosto vario. Negli Stati Uniti crescono le voci che indicano nelle criptovalute una mera bolla speculativa, mentre in Europa, durante un’interrogazione all’Europarlamento Draghi ha risposto che non è nei suoi poteri poter fare qualcosa. Il Messico ha scelto di emanare una legge ad hoc mentre come già detto Cina e Corea del Sud hanno optato per il ban, come farà probabilmente la Russia…
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