Nessun passo in avanti per la Brexit, in un contesto che potrebbe andare a penalizzare la sterlina. Di fatti, al termine del 5° round negoziale di Brexit il capo-negoziatore UE Barnier e il ministro britannico per Brexit Davis hanno riconosciuto che i colloqui di questa settimana sono stati costruttivi ma hanno anche ammesso che non sono stati fatti progressi rilevanti.
Stando alle dichiarazioni formulate, pare che il tema dove si è presumibilmente creata una contrapposizione più netta sia quello dell’exit bill, ovvero della “multa” che la Gran Bretagna dovrebbe pagare all’Unione Europea per esser venuta meno ai suoi impegni di membro dell’UE, mentre sia sul fronte dei diritti dei cittadini UE nel Regno e sia sul tema del confine con l’Irlanda del Nord ci sono state delle evoluzioni positive, non ancora sufficienti ma comunque significative.
Il capo negoziatore UE ha tuttavia precisato che se da parte del Regno Unito verrà confermata la relativa volontà politica, progressi significativi potrebbero essere fatti nei prossimi mesi, che probabilmente saranno quelli fondamentali per poter chiudere positivamente le trattative, e che potrebbero permettere di avviare i negoziati sui rapporti commerciali tra Regno Unito e UE entro fine anno, dopo l’importante vertice UE di metà dicembre.
Peraltro, in chiusura della scorsa settimana il quotidiano tedesco Handelsblatt ha lanciato un’indiscrezione secondo cui l’Unione Europea starebbe valutando di proporre al Regno Unito un accordo per un periodo di transizione di due anni, all’interno del quale il Regno Unito potrebbe eventualmente mantenere l’accesso al mercato unico. Dietro tale notizia la sterlina ha ottenuto un discreto supporto, unitamente alla positiva considerazione secondo la quale potrebbero esservi un rialzo dei tassi BoE alla prossima riunione del 2 novembre, a meno di delusioni dai dati domestici in uscita in questi giorni.
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