Alla fine della riunione di giovedì scorso il Presidente della Banca Centrale Europea, Mario Draghi, ha fornito un giudizio sostanzialmente positivo per quanto concerne le prospettive economiche per l’Eurozona, confermando la scelta di mantenere invariati i tassi di interesse e di estendere il quantitative easing fino a settembre 2018.
Ad ogni modo, come intuibile e come ampiamente anticipato dagli stessi analisti, sebbene gli acquisti continueranno a includere titoli di Stato, titoli emessi da agenzie nazionali e sovranazionali, bond societari (creditizi) e Abs, il quantitativo complessivo verrà dimezzato, con il ritmo di shopping della BCE che passerà dai 60 miliardi di euro mensili attuali a 30 miliardi di euro al mese. Contemporaneamente, la BCE ha garantito che continuerà a impegnarsi nel reinvestire gli utili dei titoli giunti alla scadenza per mantenere lo stock di acquisti per un certo periodo di tempo.
Per quanto concerne le previsioni macro economiche, Draghi ha poi dichiarato che “gli ultimi dati segnalano uno slancio ininterrotto per la crescita nella seconda metà di quest’anno”, e che i rischi per l’outlook sulla crescita restano “ampiamente bilanciati“, sebbene “gli indicatori del sentiment potrebbero implicare ulteriori sorprese positive per la crescita”.
Focalizzandosi poi sull’inflazione – probabilmente il dato macro che più di altri sta catturando le preoccupazioni dei macroeconomisti – l’outlook si fa più incerto, con la BCE che stima un calo dell’indice dei prezzi al consumo all’1,2% nel 2018 e un successivo rimbalzo all’1,5% nel 2019. “I dati sottostanti l’inflazione sono saliti moderatamente dall’inizio del 2017, ma non hanno ancora mostrato segnali convincenti di un trend rialzista sostenuto” – ha dichiarato ancora Draghi, supportando evidentemente le convinzioni di chi ritiene che lo stimolo debba continuare ancora a lungo, seppur in misura minore.
Per quanto concerne infine i tassi, Draghi ha lasciato intendere che la prima mossa al rialzo verrà effettuata solamente dopo la fine del quantitative easing. Ne deriva che è possibile fin d’ora ipotizzare un primo potenziale rialzo dei tassi di interesse nel corso della prima metà del 2019.
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