Per la prima volta dal luglio 2007 a questa parte, la Banca d’Inghilterra (BoE) ha scelto di alzare i tassi di interesse dallo 0,25% allo 0,5%: la motivazione alla base di una simile scelta è quella di contenere l’inflazione, che lo scorso mese è giunta al 3%, ed è dunque ben al di là del target indicato dalla BoE, pari al 2%.
Per quanto concerne il percorso futuro, la BoE si attende ora che l’inflazione salga oltre il 3,0% in ottobre, poiché il passato deprezzamento della sterlina e gli ultimi aumenti dei prezzi dell’energia continuano a pesare sui prezzi al consumo. Su un orizzonte temporale più ampio, invece, gli effetti dell’incremento dei prezzi all’importazione sull’inflazione domestica dovrebbero diminuire nel corso dei prossimi anni mentre potrebbero affacciarsi pressioni inflazionistiche interne dovute una crescita salariale lenta ma in costante aumento.
Complessivamente, gli analisti ritengono che il ribilanciamento delle componenti domestiche e esterne potrebbero riportare la crescita dei prezzi al consumo verso l’obiettivo del 2% nei prossimi dei tre anni.
Brexit
La Banca centrale ha poi avuto modo di parlare anche di Brexit, con il Governatore Carney che ha ammesso come la decisione di lasciare l’Unione Europea abbia già avuto un impatto rilevante sulle prospettive economiche e, in tal senso, sia sufficiente rammentare come la forte accelerazione dell’inflazione stia riflettendo in prevalenza gli effetti sui prezzi all’importazione legati al deprezzamento della sterlina, dopo il referendum. Ancora oggi, le incertezze associate alla Brexit stanno pesando in modo notevole sull’attività domestica, che ha rallentato anche quando la crescita globale è aumentata in modo significativo.
In tale ambito, Carney ha evidenziato come il ruolo della BoE si sia fatto ben più complesso, e non si può infatti impedire né l’adeguamento reale dell’economia inglese, che si sposta verso il nuovo regime di scambi internazionali né la debole crescita del reddito reale che probabilmente accompagnerà tale aggiustamento, nei prossimi anni.
Dunque, alla BoE sarà richiesto un ruolo più attivo, che è peraltro previsto dal proprio mandato, che sostiene come in simili circostanze eccezionali sia possibile bilanciare la velocità con cui l’inflazione è salita ed ha superato l’obiettivo, con il sostegno che la politica monetaria deve fornire all’attività economica e alla creazione di posti di lavoro.
Sul fronte degli aggiornamenti macro, si noti come la disoccupazione sia scesa al livello più basso degli ultimi 42 anni e che la BoE stima come tale livello possa restare tale per qualche tempo. L’economia globale sta intanto crescendo fortemente, le condizioni finanziarie nazionali sono molto accomodanti e la fiducia dei consumatori è rimasta forte. Un quadro evidentemente sufficiente per poter indurre la BoE a inasprire l’atteggiamento della politica monetaria al fine di porre un freno alla dinamica dei prezzi e rendere maggiormente sostenibile l’obiettivo d’inflazione del 2%, pur restando vigile sugli sviluppi dell’economia che influenzeranno il comportamento delle famiglie e delle imprese e le prospettive di inflazione.
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