Per quanto concerne l’evoluzione del cambio valutario Euro Dollaro, anche nel corso delle prossime settimane le principali determinanti dovrebbero rimanere quelle ben note, relative agli sviluppi economico-politici negli USA, che tenderanno a favorire l’euro fino a quando rimarrà stabile l’incertezza sulla riforma fiscale, sebbene i margini di miglioramento della valuta unica europea siano comunque previsti in misura molto limitata, considerato che la Fed si sta sempre più orientando all’incremento dei tassi nel corso della riunione di dicembre e perché il messaggio della BCE rimane quello della gradualità del processo di normalizzazione, data la debole dinamica dell’inflazione.
In tale ambito, si leggano altresì in questo senso le parole di Draghi di venerdì, che ha affermato che vi sono effettivamente sempre più segnali di una ripresa robusta e in grado di auto-alimentarsi, ma che di contro l’inflazione dimostra di non essere in grado di re-immettersi autonomamente sul sentiero di risalita verso il target, ragion per cui è necessario che la BCE mantenga condizioni monetarie accomodanti.
Draghi spegne dunque i fuochi dei facili entusiasmi che nel corso delle giornate precedenti erano stati accesi da diversi esponenti BCE, che avevano affermato come già nel corso del meeting di dicembre la BCE potesse rivedere al rialzo le stime di crescita.
Dall’altra parte degli Stati Uniti, il fattore più importante continuerà ad essere il già rammentato driver legato all’incertezza sulla riforma fiscale, a causa delle ampie differenze tra la versione presentata alla Camera e quella presentata al Senato.
Per il momento, la Camera ha approvato il disegno di legge presentato a inizio mese, in cui spicca una riduzione della tassazione per le imprese dall’aliquota del 35% a quella del 20%, e contemporaneamente una riduzione del numero di aliquote per le famiglie che abbasserebbe le imposte in media per tutte le classi di reddito ma, a causa della ridefinizione delle detrazioni, aumenterebbe il carico fiscale per alcune categorie a partire dal 2019.
A questo punto l’attenzione si sposterà al Senato, che potrebbe mettere in calendario un voto in aula entro la fine del di novembre. I prossimi giorni saranno dunque cruciali per cercare di capire che cosa potrebbe accadere alla riforma fiscale…
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