L’euro ha aperto l’attuale settimana con una prestazione di calo, evidentemente penalizzato dal fallimento dei negoziati per formare un governo di coalizione in Germania.
Di fatti, dopo il ritiro dei liberali di FDP dal tavolo negoziale, la cancelliera uscente (e rientrante?) Merkel ha dichiarato di preferire nuove elezioni a un governo di minoranza: un simile impulso è però stato parzialmente fermato dall’intento del presidente Steinmeier, che ha richiamato le parti a riprendere i negoziati.
L’euro ha poi tentato un recupero nel corso delle ore successive, ma non è comunque riuscito a mantenere tali livelli, tornando in prossimità dei minimi già toccati nella notte di ieri. Ad ogni modo, la flessione delle quotazioni della valuta unica europea potrebbe giungere presto a una fase d’arresto: se infatti l’incertezza politica in Germania è il fattore che sta provocando la correzione dell’euro, è anche vero che la retorica della BCE può contribuire, almeno in parte, a contenerne i movimenti.
Negli scorsi giorni Draghi ha infatti ribadito che a fronte di una crescita economica robusta e diffusa in tutta l’area, l’inflazione continuare a fare fatica a reimmettersi sul sentiero di risalita a target. Draghi ha poi aggiunto che il rischio geopolitico a livello internazionale ed eventuali delusioni di policy all’estero (sostanzialmente, il riferimento sembra essere al caso in cui la Fed dovesse alzare i tassi meno del previsto) potrebbero provocare una restrizione indesiderata delle condizioni finanziarie nell’area euro, dove il riferimento è quello di un apprezzamento eccessivo della valuta unica come riflesso non di migliorate condizioni nell’area, bensì di peggiorate condizioni altrove.
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