Nella seconda parte della scorsa settimana l’euro ha avuto modo di rafforzarsi ulteriormente nei confronti del dollaro, aiutato principalmente dai dati dell’area, che hanno mostrato in particolar modo un incremento dei PMI in novembre superiore alle attese dei principali analisti, e un buon rimbalzo dell’IFO tedesco, che è salito ancora, registrando, nello stesso mese, un nuovo massimo storico.
A questo punto, però, sarebbe opportuno non illudersi su questa fase di relativa forza dell’euro che, immaginiamo, possa presto invertire la tendenza. Di fatti, in prospettiva di un rialzo dei tassi della Federal Reserve nel corso del mese prossimo, è possibile che la moneta unica possa tornare a indebolirsi, in direzione di 1,15 EUR/USD.
Più difficile cercare di compiere delle previsioni su quel che potrebbe accadere nel corso dell’anno prossimo. Gli analisti sembrano tuttavia essere orientati nel ritenere che la valuta unica europea possa effettivamente riprendere a salire all’avanzare del processo di normalizzazione della politica monetaria da parte della Banca Centrale Europea, salvo shock.
In tal senso, si noti come i verbali dell’ultima riunione BCE pubblicati la scorsa settimana abbiano fatto emergere come vi fosse una netta divergenza all’interno del Consiglio sull’opportunità o meno di annunciare una data ultima di spegnimento del programma di acquisti, come poi rilevato da vari interventi individuali nelle settimane successive alla riunione.
È probabile che il tema diventerà sempre più protagonista nelle discussioni del prossimo anno, e in particolar modo se la crescita dell’economia area euro dovesse rivelarsi più forte delle attese come è accaduto quest’anno.
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