Stando a quanto dichiarato dal magnate Mike Novogratz, i Bitcoin entro la fine dell’anno dovrebbero toccare quota 10.000 dollari, mentre gli Ethereum saranno in grado di arrivare fino a 500 dollari. Una dichiarazione che da sola probabilmente non è riuscita a surriscaldare le quotazioni di entrambe le monete, ma che ha contribuito a rendere il panorama delle valute virtuali ancora più dinamico.
Ma per quale motivo negli ultimi giorni le “criptomonete” hanno subito una nuova, ennesima, impennata?
Diverse sono le interpretazioni che possiamo fornire in tal senso. Si può ad esempio ricordare come la community dei Bitcoin abbia rinnovato il proprio interesse per una seconda “fork” con SegWit2X, utile per poter raddoppiare la velocità delle transazioni: si tenga conto, in tal senso, che il rinvio dell’operazione di un paio di settimane fa aveva fatto sprofondare le quotazioni sotto i 7.000 dollari.
Non solo: a influenzare positivamente sulle quotazioni Bitcoin ha probabilmente pesato anche il lancio in Europa del primo fondo sui Bitcoin, con il francese Tobam che ha ottenuto le dovute autorizzazioni in Francia, e che segnala quanto meno l’interesse crescente degli investitori istituzionali verso un settore che fino a non troppo tempo fa veniva guardato con scetticismo.
Ulteriormente, le criptovalute sembrano aver giocato un ruolo fondamentale anche come potenziale bene rifugio (ne parlammo non troppo tempo fa). Situazioni geopolitiche sempre più complesse (in Africa con le dimissioni nello Zimbabwe del presidente Robert Mugabe, in Europa con il fallimento delle trattative per formare un governo tedesco di coalizione, e così via), ha infatti portato nuovi investitori a diversificare il proprio portafoglio inserendo tale asset in misura più importante.
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