Dimenticatevi degli stress test, slegare le banche dagli stati sovrani è il vero problema

Un laptop mostra un grafico

I risultati degli stress test sono stati divulgati. Che cosa rappresentano dal punto di vista dell’investitore? Nonostante il migliore impegno dell’EBA, la European Banking Authority, non abbiamo avuto i dati europei armonizzati in cui speravamo. Sostenere che vi sono delle incongruenze nei dati sarebbe un eufemismo.
Il grado di disclosure varia moltissimo da banca a banca, soprattutto in aree quali il rapporto tra finanziamento erogato e valore dell’immobile per i prestiti immobiliari, e questo prima di cercare di quantificare le differenze con cui vengono fatte le valutazioni delle proprietà o indicizzate in ciascun Paese. Le banche, e in particolare i sistemi fiscali e legali in cui operano, sono ancora nazionali. Siamo molto lontani da un settore europeo unico e armonizzato.
Mancano inoltre informazioni sulle posizioni di liquidità delle banche. Gli aumenti dei costi di finanziamento previsti nei prossimi due anni derivano semplicemente dalle ipotesi utilizzate sui tassi di interesse, con correlazioni scarse o nulle con i costi di finanziamento odierni e in crescita. È impossibile analizzare ciò che sta succedendo alle fonti e ai costi di finanziamento delle singole banche. L’EBA ammette che la liquidità e il finanziamento sono fattori critici ma si è tirata indietro dal rendere pubblico lo stress test sulla liquidità, probabilmente nel timore che possa causare ulteriori preoccupazioni.
Uno degli aspetti più frustranti per gli investitori risiede nel fatto che l’EBA non conduce stress test sulle entità legali a cui investitori e controparti sul mercato sono esposte o potenzialmente esposte. Dunque, i gruppi d’investimento francesi sono testati su base stabile, quando di fatto gli investitori obbligazionari e azionari sono esposti su specifici soggetti legali all’interno del gruppo, come ad esempio CASACrédit Agricole S.A. – all’interno del gruppo Crédit Agricole (FR0000045072), il cui profilo di rischio sarà molto differente da quello del gruppo consolidato.
Tuttavia, dal nostro punto di vista la dichiarazione più importante dell’EBA è stata l’istruzione alle autorità nazionali di regolamentazione perché richiedano alle banche di far crescere il capitale core con ogni mezzo possibile, “compresi ove necessario restrizioni sui dividendi, riduzione del debito, emissione di nuovo capitale o conversione di strumenti di qualità inferiore in capitale Core Tier1”.
Ciò significa conversione del debito in azioni quando non è possibile mettere nuove tranche di azioni sul mercato. In Irlanda questo è già stato accettato come necessario, ma nella maggior parte dei Paesi europei le autorità non hanno ancora il potere legale per spingere la conversione in azioni del debito esigibile. Le banche potrebbero certamente provare ad ottenerlo attraverso una conversione volontaria, ma in definitiva gli incentivi perché gli obbligazionisti accettino una conversione sono limitati a meno che ci sia una reale minaccia di un regime di misure ancora più draconiane che agisca da “bastone”.
Le autorità di regolamentazione e i governi sono entrambi ben consapevoli di questo aspetto. Il Financial Stability Board presenterà questa settimana un documento di consultazione sul tema dei sistemi di risoluzione delle crisi internazionali, in linea con il documento di consultazione dell’UE pubblicato in gennaio. Queste proposte mirano ad assicurare che i governi non siano obbligati a un salvataggio del settore bancario e quindi a slegare le finanze del stato sovrano da quelle delle banche.
Analogamente, il nodo critico della condivisione del debito del settore privato da parte delle banche in ogni default del debito sovrano resta irrisolto: fino a che non avremo un quadro più chiaro che ci permetta di chiarire il ruolo delle banche nel finanziamento del debito sovrano, e non si trovi un meccanismo che assicuri che tutti i creditori, banche incluse, possano e di fatto si facciano carico delle perdite derivanti da investimenti negli stati sovrani insolventi, il cordone ombelicale tra banche e debito sovrano resterà intatto.
Dunque, piuttosto che sprecare tempo nel passare al setaccio le tavole con i risultati degli stress test, gli investitori dovrebbero essere consigliati ad analizzare e comprendere le proposte del Financial Stability Board di sistemi di risoluzione per le banche e il quadro dello European Stability Mechanism per la condivisione del debito sovrano da parte dei privati. Questi sono gli aspetti critici che affrontano oggi gli investitori, e tutti questi stress test evidenziano quanto sia importante che si trovi una soluzione che permetta alle banche e agli stati sovrani di essere slegati gli uni dagli altri.

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